La grande fuga dei medici dalla sanità pubblica: a rischio ospedali e pronto soccorso

Il 2023 potrebbe essere l'anno della grande fuga dei medici italiani dal Sistema sanitario nazionale: a rischio ospedali e pronto soccorso.

La grande fuga dei medici dalla sanità pubblica: a rischio ospedali e pronto soccorso

 Negli ultimi sei mesi sono stati circa 5mila i medici che hanno chiesto al sindacato (Anaao, il più rappresentativo) informazioni per lasciare la sanità pubblica. Sta in questo dato l’allarme sulla fuga dei medici da ospedali e pronto soccorso. Molti di questi pensano di andare all’estero, altri di lavorare nel privato e c’è anche chi vuole invece andare in pensione in anticipo. Poi c’è anche chi chiede per capire se convenga lasciare l’esclusività del Sistema sanitario nazionale per lavorare anche in privato.

Le condizioni sono di certo peggiorate, come dimostrano i numeri: nel 2021 hanno lasciato il settore pubblico in duemila, nel 2022 sono saliti a quasi 3mila. E quest’anno la cifra potrebbe nettamente aumentare: come racconta La Stampa sono 10mila i medici pronti a lasciare gli ospedali o a ridurre la loro presenza.

La fuga dei medici dalla sanità pubblica e le proteste dei sindacati

Pierino di Silverio, segretario nazionale Anaao, spiega che c’è già stata una manifestazione il 15 giugno contro le condizioni precarie di lavoro e per esprimere le difficoltà nel raggiungere livelli accettabili di assistenza, ora non garantiti a causa delle infinite liste d’attesa e del caos nei pronto soccorso. E già da settembre potrebbe scattare qualche nuova mobilitazione, con anche degli scioperi.

Anche perché i medici lamentano la situazione sul rinnovo del contratto, scaduto nel 2021. L’aumento medio previsto (del 4%) non viene ritenuto sufficiente, considerando che è molto meno di quanto perso a causa dell’inflazione. In più i medici chiedono migliori condizioni di lavoro: pensiamo, per esempio, alla media di 300 ore di lavoro extra non pagate e non recuperate.

Il timore per l’estate: reparti vuoti e ospedali in crisi

L’estate porta con sé il timore di reparti vuoti, a causa delle ferie dei medici. Il rischio riguarda soprattutto la medicina d’urgenza, ma anche le sale operatorie a causa della carenza degli anestesisti e i reparti di infettivologia. C’è poi un altro elemento che viene sottolineato, riguardante il numero degli specializzandi, che sono in fuga da alcuni reparti: se vanno bene le cifre su dermatologia e chirurgia plastica (dove il privato dà più possibilità), vanno invece malissimo la virologia (quasi l’80% di posti liberi) e la specializzazione in medicina d’emergenza, ovvero i pronto soccorso (61% di posti vacanti).