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Iran Guerra in Ucraina riarmo gaza Dazi
Redazione

La guerra di Mediaset. Massima copertura sul conflitto ucraino. Ascolti record per tutti i talk di Rete4

La storia di Mediaset è molto legata ad accadimenti di questo tipo, momenti che sono rimasti nella storia dell’informazione.

Pubblicato il 11 Marzo 2022 di Redazione on-line

La terribile guerra in Ucraina è stata l’ennesimo banco di prova per tutti i network televisivi nazionali ma anche locali, pubblici e privati. E bisogna ammettere che se la sono cavata alla grande con inviati sul posto che non hanno avuto remore a mettere in pericolo la loro vita nonostante l’altissimo rischio che questa missione comporta. Il gruppo Mediaset non è stato certamente a guardare ed è inevitabile osservare come la politica dell’informazione del Biscione portata avanti negli ultimi anni proprio con questo terribile evento abbia dato i suoi frutti.

Per certi aspetti la storia di Mediaset è molto legata ad accadimenti di questo tipo, momenti che sono rimasti nella storia dell’informazione, indimenticabili: nei libri di testo dei corsi universitari della Luiss e dello Iulm, così come di tutte le grandi e piccole università, viene ricordato proprio l’annuncio della Guerra del Golfo, effettuato il 17 gennaio 1991 dall’appena fondato Studio Aperto, come momento topico della storia delle televisioni italiane. Quel “Pronto, pronto, hanno attaccato. Il cielo di Baghdad è pieno di fuochi” gridato da Silvia Kramar fu un episodio importantissimo che rimarrà appunto nella storia della nostra tv: cominciarono così in Italia le cronache in diretta di quella guerra.

Mediaset fece un colpaccio allora e fu bravissima la Kramar, naturalmente, ma anche il direttore Emilio Fede e tutti i vertici del Biscione, in primis Silvio Berlusconi che decise di investire sull’informazione sfidando il monopolio Rai. Da allora Mediaset fu sempre perfettamente in grado di coprire con puntualità, affidabilità e obiettività tutti gli eventi tragici della storia recente, dall’11 settembre alla guerra in Iraq e via discorrendo.

L’ha fatto con tale professionalità che alcuni degli inviati sono diventati punti di riferimento nell’immaginario televisivo: Toni Capuozzo non ha certo bisogno di presentazioni, così come Mimmo Lombezzi, che oltre a distinguersi per le sue cronache della Guerra del Golfo, in Croazia e nel Kosovo, fu anche coinvolto da Michele Santoro a Moby Dick e dallo stesso Capuozzo per Terra. Ma non va dimenticato il contributo importante delle inviate donne: Mimosa Martini, accreditatissima inviata di politica internazionale soprattutto nelle aree di guerra, e naturalmente Gabriella Simoni, che ha coperto i più grandi eventi internazionali venendo addirittura fatta prigioniera durante la Guerra del Golfo nel 1991.

Mediaset sì è quindi fatta trovare pronta ad affrontare quest’ultima guerra, una guerra totalmente inaspettata che perfino gli esperti non avevano previsto. Tutti i principali programmi hanno ridefinito con flessibilità, tempestività e agilità le proprie scalette e hanno offerto una propria narrazione agli utenti. Ed è tornata estremamente utile l’esperienza di Rete 4 che già da alcuni anni, da rete un po’ rosa dedicata alle telenovele e a programmi più leggeri, è stata trasformata in un canale di news con format ormai collaudati come Stasera Italia, Quarta Repubblica, Controcorrente, Dritto e Rovescio, Zona Bianca e Fuori dal Coro.

I risultati si sono visti sia in termini di reputazione e di credibilità giornalistica, fornendo un servizio assolutamente all’altezza, sia in termini di ascolti, riuscendo a battere spesso la concorrenza Rai e di La7. Nicola Porro, Paolo Del Debbio (nella foto) e Mario Giordano stanno tranquillamente sopra il milione di spettatori sfondando il tetto del 6%; Barbara Palombelli è tornata stabilmente sopra il 5% nell’access prime time mentre lo spostamento al mercoledì sembra aver giovato a Veronica Gentili che sfiora il milione di spettatori e supera abbondantemente il 5% di share; Giuseppe Brindisi si difende nell’affollatissima prima serata della domenica avvicinandosi al 5% di share.

di Redazione on-line

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