La Sveglia

La Meloni ce l’ha fatta, affondata la prima nave. Non sono servite le cannonate. A distruggerla sono bastati i vandali

La Meloni ce l’ha fatta, affondata la prima nave. Non sono servite le cannonate. A distruggerla sono bastati i vandali

La Meloni ce l’ha fatta, affondata la prima nave. Non sono servite le cannonate. A distruggerla sono bastati i vandali

Ce l’hanno fatta, hanno affondato una nave di una Ong come Giorgia Meloni auspicava quando era solo una ruspante aspirante alla presidenza del Consiglio. L’imbarcazione era stata sequestrata nell’agosto del 2017 e da allora lasciata dalle autorità al porto di Trapani. La Iuventa prima del fermo aveva salvato più di 14mila persone in pericolo nel Mediterraneo Centrale.

Bel capolavoro di Meloni

“Dopo quasi 5 anni in custodia forzata presso la Capitaneria di Porto di Trapani, la Iuventa giace abbandonata, saccheggiata e in gran parte distrutta. Al momento rischia di affondare, rappresentando una vera e propria minaccia per l’ambiente”, dichiara l’equipaggio che lo scorso 13 febbraio ha presentato una denuncia alla Procura di Trapani per sollecitare un’indagine in merito all’abbandono e al deterioramento della nave di soccorso Iuventa.

“La Capitaneria di Porto di Trapani – ribadisce Iuventa – è responsabile della custodia della nave e in quanto tale avrebbe dovuto provvedere a una sorveglianza adeguata. Tuttavia, la nave è stata lasciata totalmente incustodita, in particolare dopo il suo trasferimento al di fuori di un’area sicura del porto nella primavera del 2021. Le autorità erano a conoscenza di una serie di eventi in cui alcuni individui si sono introdotti a bordo dell’imbarcazione, commettendo furti e danni, mentre altri hanno addirittura vissuto all’interno della nave. I vandalismi e il deterioramento delle condizioni della nave sono stati denunciati più volte nel corso degli anni. Ciononostante, non sono state prese misure adeguate”.

L’omessa custodia è un reato, come spiega l’avvocato Nicola Canestrini. Sascha Girke, uno degli imputati nel processo contro Iuventa, ha ricordato che mentre la nave marciva in custodia della Stato Italiano nel Mediterraneo sono morte almeno mille persone e diecimila sono state illegalmente intercettate, tecnicamente “rapite” dalla cosiddetta Guardia costiera libica e riportate nei centri di detenzione.

Ce l’hanno fatta. Hanno affondato una nave delle tanto odiate Ong senza nemmeno inventarsi una legge, un decreto e senza fare troppo rumore. Il relitto della Iuventa è il relitto dello Stato di diritto qui in Italia dove ostacolare in tutti i modi il salvataggio di vite umane è una priorità politica esibita con fierezza. Qui dove – e questo è ancora peggio – ostentare disumanità nelle urne funziona.
G.C.