La Meloni dà i numeri al Lotto. I cento euro promessi sono una balla

Il premier Meloni ha spacciato il taglio sul cuneo fiscale, che assorbe circa 4 miliardi di euro, come “il più importante degli ultimi decenni”.

La Meloni dà i numeri al Lotto. I cento euro promessi sono una balla

Prendere a picconate il mondo del lavoro nel giorno della festa dei lavoratori? Fatto. Il governo Meloni ha portato a termine quanto già da tempo si prefiggeva con i continui attacchi al Reddito di cittadinanza e con i ripetuti propositi di voler smantellare il decreto Dignità, due misure, guarda caso, del Movimento Cinque Stelle.

Il premier Meloni ha spacciato il taglio sul cuneo fiscale, che assorbe circa 4 miliardi di euro, come “il più importante degli ultimi decenni”

Eppure la premier Giorgia Meloni ha spacciato il taglio sul cuneo fiscale, che assorbe circa 4 miliardi di euro, come “il più importante degli ultimi decenni”. Lo sgravio contributivo viene elevato, solo da luglio a dicembre di quest’anno, dal 3% al 7% per i redditi fino a 25 mila euro mentre viene innalzato dal 2% al 6% per i redditi fino a 35 mila. Ed è singolare che a squarciare il velo delle menzogne sull’intervento spot sia chi a suo tempo ha preso altrettanto a picconate il mondo del lavoro. Vale a dire Matteo Renzi.

La premier – ha argomentato il senatore fiorentino – “taglia 4 miliardi di tasse sul lavoro e dice che questo è il taglio di tasse più importante degli ultimi decenni. Falso! Per fare esempi: gli 80 euro valevano 10 miliardi all’anno, la cancellazione Imu prima casa 4 miliardi, l’Irap costo del lavoro 6 miliardi. Vi risparmio tutto il resto dall’Ires a Industria 4.0 alle tasse per il mondo agricolo.

Promessi aumenti fino a 100 euro stanziando 4 miliardi. Renzi ne spese più del doppio per i famosi 80 euro

La Meloni taglia 4 miliardi una tantum ed esulta, noi abbiamo tagliato in silenzio 25 miliardi all’anno. Giorgia Meloni non ha litigato solo con la politica: ha litigato prima di tutto con la matematica”. Eppure il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un comunicato ha spiegato che l’aumento in busta paga dal taglio del cuneo viene stimato fino a 100 euro mensili medi. Ma la domanda è: come si può incrementare di 100 euro al mese la busta paga dei lavoratori avendo stanziato 4 miliardi, quando per aumenti inferiori – vale a dire 80 euro – Renzi mise sul piatto 10 miliardi?

Conte ha ribattezzato il provvedimento del governo il “decreto precariato”

In realtà nella stima diffusa da Giorgetti c’è tanta malafede perché vengono sommati sia gli effetti del taglio del cuneo effettuato con quest’ultimo decreto sul lavoro sia quello già in vigore dallo scorso anno e confermato con l’ultima legge di Bilancio. Se tutto va bene il nuovo aumento si limiterà a una sessantina di euro. Le opposizioni insorgono. A partire dal M5S che ha visto le destre al lavoro per smantellare le sue due misure studiate per arginare la povertà e combattere la precarizzazione del lavoro, limitando il proliferare dei contratti a termine. Il leader dei pentastellati, Giuseppe Conte, ha ribattezzato il provvedimento del governo il “decreto precariato” per via della scure sul Reddito di cittadinanza e sul decreto Dignità.

“Per il Primo Maggio la Meloni ha organizzato una sceneggiata che costerà caro ai lavoratori già poveri e sottopagati”

“Per il Primo Maggio la Meloni ha organizzato una sceneggiata che costerà caro ai lavoratori già poveri e sottopagati. Precarizzano sempre più i lavoratori, togliendo loro anche la speranza del futuro e con la scusa di aggredire gli ‘occupabili’, ridotti tutti a scansafatiche, occultano che molti di loro integrano con il Rdc stipendi da fame e contratti indegni”, ha affermato Conte in un’intervista a la Repubblica.

Nel mirino delle opposizioni non ci sono solo i contenuti del decreto ma anche il metodo seguito dal governo. A partire dalla data di convocazione del Consiglio dei ministri avvenuta il Primo maggio e alla scelta di ascoltare i sindacati appena 24 ore prima. Poi la decisione di non far seguire all’approvazione del pacchetto lavoro una conferenza stampa e di inviare al suo posto un video di propaganda.

“Neanche Silvio Berlusconi si era spinto a tanto. Le sue videocassette le spediva da Arcore. Lei, la presidente del Consiglio, pur di non rispondere alle domande dei giornalisti, ha trasformato palazzo Chigi in un set. Ma quello che è andato in onda non era una fiction. Con il decreto approvato, il governo condanna i lavoratori alla precarietà e alla povertà”, ha dichiarato dal Pd, Sandro Ruotolo. Ma per il governo sono tutte “polemiche pretestuose”.