La Meloni fa cassa sul Superbonus

Conte contro il taglio: "Sul Superbonus il Governo cambia le regole in corsa e rompe il patto con famiglie e imprese".

“Sul Superbonus il Governo cambia le regole in corsa e rompe il patto con famiglie e imprese, danneggiando chi aveva già programmato investimenti”. È quanto scrive su Facebook il presidente del M5S Giuseppe Conte, commentando le parole del premier Giorgia Meloni sulle modifiche introdotte dal governo al Superbonus 110%.

Il Governo cambia le regole del Superbonus 110%. Arriva il tetto al reddito e il rimborso al 90%

“Non solo agisce in perfetta linea di continuità con il Governo Draghi – aggiunge il leader pentastellato riferendosi al Superbonus -, quanto piuttosto rafforza il boicottaggio di questa misura. E meno male che la Meloni era all’opposizione”.

“Il Movimento 5 Stelle – ha affermato ancora Conte – ha già messo a punto un piano per stabilizzare seriamente la misura, con il corretto preavviso e nel rispetto dell’affidamento di cittadini e imprese, prevedendo un’aliquota fino al 90% dal 2024, ulteriormente incrementabile a seconda della virtuosità dell’investimento. Meloni e il Governo si fermino prima di dare un ulteriore colpo ai cittadini già colpiti dalla crisi”.

L’attacco della Meloni: “Con un buco di 38 miliardi il concetto di gratuità è bizzarro”

“Sul Superbonus – ha affermato la premier Meloni nel corso della conferenza stampa di questa mattina – voglio dire che nasceva meritoriamente come misura per aiutare l’economia ma il modo in cui è stata realizzata ha creato molti problemi. Chi diceva che si poteva gratuitamente ristrutturare il proprio condomini ricordo che costava allo stato 60 mld, con un buco di 38, diciamo che il concetto di gratuità è bizzarro”.

“Abbiamo introdotto un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee – ha detto il presidente del Consiglio – ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma c’è un primo accenno di quoziente familiare”.

“La copertura al 110% – ha continuato Meloni – ha deresponsabilizzato chi la usava: se uno non era chiamato a contribuire non si chiedeva se prezzo era congruo. Questo ha portato distorsione sul mercato a beneficio prevalentemente dei redditi medio alti. Abbiamo scelto di intervenire e si passa al 90%, salvo per chi ha già deliberato a oggi l’intervento e presenta entro il 25 novembre la nota di inizio lavori. Ma con i risparmi abbiamo deciso di riaprire alle unifamiliari, a patto che si tratti di prima casa e redditi medio bassi”.

Sulla cessione dei crediti del Superbonus, ha detto poi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “cercheremo di intervenire perché è un problema reale di molte imprese, rispetto allo stock esistente cercheremo e stiamo definendo una via di uscita rispetto alla situazione attuale”.

Il ministro ha però precisato che “la cessione del credito è una possibilità, non un diritto”, e “tutti coloro che da ora ne vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca o istituzione che accetti i crediti”.

“E’ passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così, quindi chi deve fare un investimento deve valutare se l’impresa costruttrice o la banca sia disponibile a riconoscere il credito d’imposta perché se non è così devono calcolare il progetto d’investimento in diverso modo”.

Sui crediti esistenti, ha concluso il ministro dell’Economia, “stiamo cercando di creare spazio ulteriore per le aziende di credito che hanno manifestato disagio rispetto a una situazione insostenibile che noi cercheremo di correggere, ma il sistema non può continuare così”.

Ance: “Cambiare le regole in 15 giorni significa penalizzare i condomini partiti per ultimi”

La presidente dell’Ance, l’Associazione dei costruttori edili, Federica Brancaccio, ha commentato che, pur “consapevole della necessità del Governo di tenere sotto controllo la spesa” rivedendo il Superbonus, “cambiare le regole in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini partiti per ultimi”, quelli delle “periferie e delle fasce meno abbienti” che, per avviare i lavori “hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”.