La priorità resta la Flat tax. Ma prima va risolto il rebus delle coperture. Ieri vertice economico a Palazzo Chigi. Lega e Tria ancora distanti sul fisco

Non sarà un caso che tra i momenti più critici che il governo si sia trovato ad affrontare il premier Giuseppe Conte indichi lo scorso dicembre. Allora come oggi, aleggiava la mannaia della procedura di infrazione: “Siamo riusciti ad evitarla, è stato un grande risultato”. Appena qualche giorno prima ribadiva: “Io sono sempre quello che ha evitato la procedura di infrazione salvaguardando Reddito di cittadinanza e quota 100”. Un modo per ribadire che lui, l’avvocato del popolo, non è commissariato da nessuno e che il governo è compatto e pronto a trattare con Bruxelles.

I NODI. Lunedì primo giro con i vicepremier, ieri a Palazzo Chigi un summit economico sulla manovra. “Il primo incontro – ha spiegato – è servito a guardarci negli occhi, era tempo che non lo facevamo. Oggi ci siamo riuniti per iniziare a impostare la manovra. Sono ottimista”. Presenti al vertice, durato più di due ore, oltre a Conte e ai vicepremier i ministri dell’Economia, Giovanni Tria, e per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, i viceministri al Mef Laura Castelli e Massimo Garavaglia, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera.

Tria e Salvini hanno lasciato in anticipo la riunione. Il primo è andato a un convegno organizzato dal Messaggero, il secondo era atteso a una diretta Facebook dal Viminale. La riunione ufficialmente è stata “interlocutoria”: sul tavolo vari dossier tra cui Alitalia. “Riunione positiva e costruttiva”, fanno sapere dalla Lega. Sono stati definiti una serie di tavoli di lavoro operativi già dalla prossima settimana (spending review, tax expenditures, flat tax, privatizzazioni, cuneo fiscale, investimenti, export, sud). “Si è discusso anche su come proseguire il dialogo con la Commissione europea sulla procedura d’infrazione con obiettivo di chiuderla in tempi brevi senza penalizzazioni per il nostro Paese”. Ma è sul “come” che il governo è tutt’altro che compatto.

LE OPZIONI. Tria ricorda che “dobbiamo evitare la procedura in tutti i modi”. Assicura che si sta lavorando sulla riforma fiscale e per scongiurare l’aumento dell’Iva. Esclude una manovra correttiva. E manifesta ottimismo sul fatto che a legislazione invariata il deficit sarà inferiore al 2,4% del Pil stimato nel Def, perché “ci sono entrate aggiuntive” – il premier Conte dice “più cospicue del previsto” – e “risparmi non indifferenti da Reddito e quota 100 che ci porteranno al 2,2%-2,1%”. Ma sull’utilizzo del tesoretto a riduzione del deficit i vicepremier hanno manifestato contrarietà.

Quello che preme a Salvini è la flat tax ma Tria, anche ieri, ha continuato a chiedergli conto delle coperture per realizzarla. La questione è rinviata a un tavolo ad hoc. Salvini punta i piedi e fa la voce grossa con l’Europa. La “vecchia e delegittimata” Commissione Ue, dice, “non può imporre sanzioni a governi che vogliono tagliare le tasse”. Conte e Tria andranno a trattare ma di certo non si svende l’Italia, avverte. Il premier prova a mediare quando annuncia che ha “preparato una bozza di lettera” da inviare a Bruxelles, in cui verrà ribadito che se “da un lato vogliamo rispettare il patto di stabilità e crescita dall’altro non vogliamo rinunciare a offrire un contributo critico alle regole Ue. è il momento di aggiornarle”. Bruxelles tiene la porta aperta all’Italia ma attende un segnale da Roma. Quale sarà è ancora tutto da vedere.