La Rai si assolve sul flop degli ascolti. Ma l’alibi fa acqua da tutte le parti

La Rai si assolve sul flop degli ascolti. Ma l’alibi trovato a viale Mazzini fa acqua da tutte le parti

La Rai si assolve sul flop degli ascolti. Ma l’alibi fa acqua da tutte le parti

A volte l’esperienza dovrebbe invitare a tacere dinanzi alle sconfitte. Perché il rischio è che se si apre bocca, con l’intento di trovare una qualche giustificazione o un alibi, si finisce col fare ancora peggio. La soluzione, in questi stessi casi, è restare in silenzio. Tacere. E aspettare, semmai, che scorra acqua sotto i ponti. A Viale Mazzini, però, hanno deciso di non attendere.

E così, davanti alla notizia data qualche giorno fa da Repubblica secondo cui per la prima volta dopo anni Mediaset colleziona più ascolti della Rai, certificando il disastro dei nuovi programmi confezionati dal nuovo corso “meloniano” della Tv di Stato, da Viale Mazzini è arrivata una replica che sa di coda tra le gambe. In un comunicato ufficiale si legge che secondo la Rai i dati raccolti da Repubblica non sono assolutamente attendibili. La ragione? Lo studio Frasi – che si è occupato per il quotidiano di raccogliere i dati sugli ascolti – non potrebbe farlo.

E perché, di grazia? Perché non ha un contratto con la Tv di Stato. Leggere per credere: “Stupisce poi che tali giudizi, in particolare il riferimento agli ‘amici’ vengano rilasciati da esperti dello Studio Frasi che, dallo scorso mese di giugno, non ha piu’ un contratto attivo con la Rai”. Insomma, secondo Viale Mazzini se non hai un contratto con Viale Mazzini non puoi occuparti di Viale Mazzini.

Curiosa tesi. In realtà, come sottolineato dall’associazione IndigneRai, i dati sono dati, a prescindere da chi li abbia raccolti. E, come tali, sono inoppugnabili. Per cui risulta incomprensibili contestare dei flop su cui inverce bisognerebbe ragionare. E, in realtà, secondo quanto risulta al nostro giornale si sta già ampiamente ragionando. Con varie ipotesi al vaglio. A cominciare dalla possibilità di chiusura anticipata per “Avanti popolo”. Pare infatti tramontata l’idea di affiancare un conduttore a Nunzia De Girolamo.

Al vaglio – ma ipotesi, questa, molto remota essendo una produzione esterna – anche la possibilità di spostare il programma in seconda serata. Strada in salita anche per Caterina Balivo e la sua “Volta buona”. Difficile che il programma del day time possa chiudere anticipatamente, ma il clima è bello teso secondo quanto sta emergendo perché ovviamente la Balivo sa che si gioca ampie possibilità di riconferma adesso. Ma non è finita qui. Nei corridoi di Viale Mazzini fa discutere anche l’idea di prevedere altre puntate del “Provinciale” di Federico Quaranta, sempre in prima serata (dovrebbero andare in onda tra qualche mese), nonostante il fallimento del tentativo già percorso a ottobre.

Paga chi fa ascolti

E nel frattempo, però, sul patibolo finiscono invece trasmissioni che fanno ascolti. Stiamo parlando di “Report” e del suo conduttore Sigfrido Ranucci, convocato martedì in Commissione Vigilanza Rai.

Al di là di cosa emergerà nell’audizione, resta tuttavia un problema di fondo. Questa convocazione, infatti, rischia di creare un pericoloso precedente perché la Vigilanza non dovrebbe occuparsi dei contenuti delle trasmissioni, soprattutto quelle giornalistiche, ma dovrebbe limitarsi alla definizione dell’indirizzo da seguire nella programmazione, all’analisi dei costi sostenuti per la loro realizzazione e si occupa della disciplina della comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione in particolare durante le fasi elettorali.

Peccato che tutto ciò al centrodestra non sembra interessare granché. Perché, al di là dei formalismi e delle ragioni ufficiali, è evidente a tutti che la convocazione potrebbe avere pure l’obiettivo di “intimorire” chi finora è sempre stato “cane da guardia” del potere.