La rivolta contro il termovalorizzatore di Gualtieri continua: nuove proteste per l’Ecomostro di Roma

La rivolta contro il termovalorizzatore di Gualtieri si sposta: la protesta si allarga, i comuni del circondario sul piede di guerra.

La rivolta contro il termovalorizzatore di Gualtieri continua: nuove proteste per l’Ecomostro di Roma

A sentir parlare il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il termovalorizzatore piace a tutti o quasi. Poco più di un mese fa, il primo cittadino capitolino diceva in radio che le proteste contro l’impianto che sorgerà a Santa Palomba e che dovrebbe essere terminato entro il 2028 (ma il Campidoglio spera anche prima) sono poche.

Dichiarazioni che, però, non trovano riscontro nella realtà, come dimostrano le tantissime manifestazioni e gli eventi contro il termovalorizzatore che proseguono da mesi. Prima e dopo quelle parole di Gualtieri. Solo a inizio dicembre, per esempio, le proteste erano arrivate fino alla piazza del Campidoglio. E ora, invece, si spostano nei comuni vicini al territorio interessato dalla costruzione dell’impianto, quello di Santa Palomba.

L’assemblea pubblica a Pomezia contro il termovalorizzatore

Centinaia di persone si sono ritrovate per protestare contro il termovalorizzatore che sorgerà nel territorio romano, al confine del IX Municipio. E al confine anche con diversi comuni della zona, a partire da Albano, Ardea, Ariccia, Marino e Pomezia. Proprio i sindaci di questi territori sono quelli più preoccupati dalla nascita dell’impianto, deciso dal Comune di Roma e, secondo le accuse, subito da questi territori senza aver alcuna voce in capitolo.

Così le proteste si moltiplicano, mese dopo mese. L’ultima è stata sabato 27 gennaio e si è tenuta a Pomezia, uno dei territori più agguerriti contro il progetto di Gualtieri. L’assemblea pubblica è stata organizzata dal Coordinamento dei Comitati no discariche no inceneritori del IX Municipio di Roma e Pomezia ed è stata patrocinata anche dal Comune di Pomezia. Un incontro in cui tanto i residenti quanto le istituzioni hanno espresso tutte le loro preoccupazioni per le conseguenze ambientali sul territorio, in particolare su quello di questi paesi che hanno subito la decisione di Gualtieri.

L’evento è stato moderato dal presidente del Comitato, Massimo Falco, con la partecipazione anche dei sindaci di Albano, Massimiliano Borelli, di Ardea, Maurizio Cremonini, di Ariccia, Gianluca Staccoli, e di Marino, Stefano Cecchi. Ad aprirlo è forse la sindaca più agguerrita di tutta, ovvero la prima cittadina di Pomezia, Veronica Felici. 

La rivolta contro Gualtieri

Proprio lei va all’attacco di Gualtieri, accusandolo di pensare di “poter disporre come crede dei territori degli altri”, non valutando ripercussioni “importanti” che si hanno su quei comuni e sui residenti con l’arrivo del termovalorizzatore, anzi come dice Felici di “un vero e proprio inceneritore”.

La sindaca di Pomezia spiega di aver chiesto un confronto al primo cittadino capitolino per discutere di quello che definisce come “un mostro che brucerà rifiuti h24 sui nostri territori per i prossimi 33 anni portando solo danni e distruzione”. Gualtieri, che ricordiamo è anche commissario straordinario per il Giubileo, non ha però risposto e da qui sono nate altre proteste e, come annuncia Felici, nasceranno anche nuovi ricorsi.

La battaglia, infatti, viene portata avanti anche sul piano legale: i comuni Albano, Ardea, Ariccia e Pomezia hanno presentato ricorso al Tar contro l’impianto che verrà costruito da Acea e che Gualtieri ha più volte annunciato in pompa magna, come se fosse l’unica possibile soluzione a tutti i problemi nel ciclo della gestione dei rifiuti a Roma.

La protesta dei sindaci dei comuni limitrofi a Santa Palomba, intanto, continua: per i primi cittadini siamo di fronte a una “scelta scellerata” per il suo impatto ambientale ed economico su tutta la zona. Tanto i comitati quanto i rappresentanti istituzionali di questi comuni, infatti, ritengono che oltre ai problemi ambientali, la costruzione dell’impianto per l’incenerimento dei rifiuti possa danneggiare il territorio da ogni punto di vista. Ragione per cui a muoversi non sono solamente i sindaci di questi comuni che hanno già presentato ricorso, ma il fronte è molto più ampio: sono ben 20 i comuni – a partire dai loro rappresentanti istituzionali – ad annunciare battaglia e a promettere che non si arrenderanno, nella speranza di fermare la costruzione dell’impianto.