La sanità laziale è al collasso ma Rocca blocca le assunzioni

L'opposizione accusa la Giunta Rocca di aver bloccato le assunzioni nelle aziende sanitarie del Lazio di oltre cento amministrativi.

La sanità laziale è al collasso ma Rocca blocca le assunzioni

La sanità è stata al centro della campagna elettorale delle regionali nel Lazio, eppure il bilancio, ad oggi, non pare essere dei migliori. È sotto gli occhi di tutti: la sanità pubblica laziale non gode di buona salute. Ci sono liste d’attesa infinite, carenza di medici, pronto soccorso in tilt, ambulanze nel caos, eppure, come denuncia la consigliera regionale del Pd, Eleonora Mattia, il governatore Francesco Rocca, che ricordiamo avere la delega ad interim alla Sanità, blocca le assunzioni.

L’opposizione accusa la Giunta Rocca di aver bloccato le assunzioni nelle aziende sanitarie del Lazio di oltre cento amministrativi

“La Giunta Rocca”, spiega Mattia, “conferma il blocco delle assunzioni del personale amministrativo da parte delle ASL e degli Enti del Sistema Sanitario Regionale introdotto con una delibera dello scorso 18 aprile. Uno dei primi atti della destra al governo regionale”, continua la consigliera, “è stato colpire la sanità pubblica con lo stop di risorse e assunzioni, da un lato per esigenze di budget e, dall’altro lato, aprendo ai privati, ad esempio facendoli entrare nella gestione delle liste d’attesa o addirittura favorendo sprechi di soldi pubblici e precariato per i lavoratori con misure scandalose come i ‘medici a gettone’ nei Pronto Soccorso”.

Critiche arrivano anche dall’ex assessore D’Amato

Critiche sulla gestione della sanità arrivano anche dall’ex assessore regionale Alessio D’Amato che punta il dito e dichiara che “oggi la sanità è come un grande ghiacciaio che piano piano si sta sciogliendo” e che “Rocca e il privato sono un tutt’uno. Basti pensare che il primo atto della sua giunta è stato dare 23 milioni di euro a una serie di gruppi della sanità privata del Lazio. È chiaro che se uno è stato stipendiato per anni da questi signori nel momento in cui deve firmare delibere che li riguardano non è autonomo”. Rocca, che qualcuno ha definito il signore della sanità privata, viene quindi bocciato. Dopotutto anche l’ultima edizione del rapporto “Le Performance Regionali” del Crea Sanità, Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità, aveva fotografato una situazione non idilliaca con performance che non raggiungevano la sufficienza.

La consigliera Mattia, intanto, ha presentato un’interrogazione sulla “Graduatoria del concorso pubblico indetto dalla ASL Roma 1, in forma aggregata, per titoli ed esami, per il profilo professionale di Collaboratore Amministrativo Professionale categoria D”. Stiamo parlando di un concorso pubblico, indetto nel 2020 dalla Asl Roma 1; in ballo c’erano 326 posti, poi ridotti a 148 di cui, ad oggi, rimangono 143 idonei.

“Ad esempio”, spiega Mattia, “da una prima stima, per quanto parziale, desumibile dai PIAO 2023-2025 pubblicati dalle aziende del servizio sanitario regionale, il fabbisogno complessivo è di circa 100 collaboratori amministrativi categoria D e nello specifico si conta: per Asl Roma 3, una necessità di 23 unità, Asl Viterbo (9); Asl Latina (24); Asl Frosinone (12); Azienda Ospedaliera Sant’Andrea (8); Policlinico Umberto I (4), Policlinico Tor Vergata (6); Ifo Regina Elena (5); Istituto Spallanzani (2); Ares 118 (5)”.

Nel mancano anche medici, infermieri e personale sanitario

Tutto questo succede mentre nel Lazio, come è noto, mancano medici, infermieri e personale sanitario. L’anno scorso il presidente dell’Opi, Ordine delle professioni infermieristiche di Roma, Maurizio Zega, aveva dichiarato che nel Lazio mancavano 7mila infermieri, un numero che secondo lui era “destinato a crescere nei prossimi quattro anni quando, a causa dei pensionamenti, il fabbisogno crescerà fino a 11mila”. Inoltre, aveva detto, “per la messa a terra del Pnrr serviranno altre 2mila figure professionali, dal momento che dovrà esserci un infermiere di famiglia e comunità ogni tremila abitanti” e “se questo problema non dovesse essere risolto, le strutture previste saranno vuote e prive di risorse umane”.

A niente sono valse poi, evidentemente, le parole di Antonio Magi, segretario generale del Sindacato unico Medicina ambulatoriale italiana e professionalità dell’Area sanitaria, che ha dichiarato che entro il 2025 in Italia si perderanno “fisiologicamente 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 3.674 specialisti ambulatoriali, 20.500 dirigenti medici per un totale di 38.667 medici senza contare i prepensionamenti, le dimissioni volontarie e i medici che emigrano all’estero”.

Al problema del blocco delle assunzioni si somma anche quello dei medici “a gettone”

Al problema del blocco delle assunzioni, poi, si somma anche quello dei medici “a gettone”. Le Asl e le Aziende ospedaliere, in carenza d’organico, sono costrette infatti a rivolgersi alle cooperative private per avere dei gettonisti da impiegare nelle strutture pubbliche con l’obiettivo di evitare il collasso, gettonisti che, come denuncia OMCeO Roma “costano più degli strutturati e possono essere non specialisti”. Il problema, infatti, è proprio di natura economica, come sottolinea l’OMCeO: “I costi dei gettonisti variano dai 150 ai 250 euro l’ora, contro i 45 euro l’ora di uno strutturato”. E “si tratta di soldi pubblici”, perché a pagare sono Regione e governo.