“La scuola che cura” sbarra la strada alla dispersione scolastica. Il progetto promosso in Sardegna da ReTe per il Sociale ETS e sostenuto dal Fondo di Beneficenza di Intesa San Paolo è un successo

“La scuola che cura” il progetto che frena la dispersione scolastica. Il progetto promosso in Sardegna da ReTe per il Sociale ETS

“La scuola che cura” sbarra la strada alla dispersione scolastica. Il progetto promosso in Sardegna da ReTe per il Sociale ETS e sostenuto dal Fondo di Beneficenza di Intesa San Paolo è un successo

Oltre 100 genitori, 91 docenti, quasi 400 tra bambini e ragazzi: sono questi gli ingredienti principali dell’esperienza “La Scuola che cura”, il progetto realizzato in Sardegna, nelle province di Cagliari e Sassari, per affrontare, prevenire e arginare la dispersione scolastica nella regione, che registra il più alto numero di abbandoni (oltre il 20%).

Avviato nel settembre 2024 e ormai giunto a conclusione il progetto – promosso da Rete per il Sociale ETS e finanziato dal Fondo di Beneficenza di Intesa San Paolo – ha visto la partecipazione attiva di cinque Istituti Comprensivi ( I.C. Pertini Biasi, I.C. San Donato e I.C. Thiesi, oltre al 17° Circolo e alla Scuola Media Statale Ugo Foscolo di Cagliari) e si è dipanato promuovendo azioni all’interno delle scuole di diversi ordini scolastici (infanzia, primaria e secondaria di primo grado) e intervenendo sui principali fattori di rischio, ovvero sul disagio scolastico e i problemi di apprendimento.

“La scuola che cura” sbarra la strada alla dispersione scolastica. Il progetto promosso in Sardegna da ReTe per il Sociale ETS e sostenuto dal Fondo di Beneficenza di Intesa San Paolo è un successo

Il progetto replica esperienze già realizzate e consolidate nel Lazio e in altre realtà territoriali italiane da Rete per il sociale ETS, associazione romana nata nel 2015 e divenuta Onlus nel 2020 che vede tra i soci fondatori nomi prestigiosi come la psicoterapeuta cognitivo comportamentale Daniela Guitarrini, la psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale Deny Menghini, e il professor Stefano Vicari, primario di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e ordinario di Neuropsichiatria infantile alla Cattolica del Sacro Cuore.

Mission dell’associazione quella di sostenere bambini e ragazzi con problemi cognitivi ed emotivi proponendo attività sociali di inclusione e di integrazione e offrendo attività di formazione e confronto rivolte alle principali agenzie educative, in primo luogo ai genitori e agli insegnanti, per supportarli nella promozione del benessere dei bambini e dei ragazzi.
E il valore fondamentale dell’iniziativa – realizzata in Sardegna e coordinata dalle psicoterapeute Daniela Guitarrini, Flora Massaccesi, Paola Bergonzini e Domenica Bellantoni – è stato proprio quello di coinvolgere direttamente nell’esperienza tutti i protagonisti del mondo scolastico, migliorando la comunicazione tra scuola, studenti e famiglie.

Un progetto di successo

Oltre 100 genitori hanno preso parte a percorsi formativi specifici, calibrati in base all’età dei figli. Gli incontri hanno trattato temi cruciali come la gestione dei comportamenti problematici, lo sviluppo dell’autonomia, i fattori di rischio nell’adolescenza (autolesionismo, bullismo e cyberbullismo, ritiro sociale) e l’alfabetizzazione digitale, riportando un significativo miglioramento nella relazione con i propri figli.

Sono stati invece 91 i docenti dei diversi ordini scolastici destinatari delle attività di formazione su tematiche fondamentali per il loro ruolo educativo, tra cui il riconoscimento e la gestione del disagio emotivo, i segnali precoci di difficoltà, i disturbi specifici dell’apprendimento, il bullismo, l’ansia e l’autolesionismo.

Al cuore del progetto il lavoro con bambini e ragazzi: sono stati 390 gli studenti coinvolti nei laboratori e nelle attività in classe mirate allo sviluppo della consapevolezza di sé, alla gestione delle emozioni e dello stress, e al potenziamento delle relazioni tra pari. Nelle scuole dell’infanzia si è lavorato sullo sviluppo motorio, la conoscenza del corpo e delle emozioni di base; nella primaria e secondaria, sono stati invece introdotti percorsi di alfabetizzazione emotiva, pratiche di mindfulness e supporto al metodo di studio.

All’attivo del progetto i feedback che segnalano un netto miglioramento nelle competenze emotive e relazionali dei ragazzi, la maggiore inclusione e la riduzione dei vari fenomeni di isolamento e conflittualità.