Suona tanto come una sfida. Matteo Salvini, dopo lo schiaffo del Quirinale, rilancia sul Ponte sullo Stretto. L’intenzione del leader leghista è di accentrare le procedure per i controlli antimafia al Viminale, ovvero ripristinare la norma che è stata rimossa dopo l’intervento del Colle, che ha spiegato come regole di questo tipo autorizzassero delle deroghe e non rafforzassero in alcun modo (anzi!) i controlli antimafia. La Lega, come detto, non demorde. E fa sapere che è già pronta a riportare in Aula la proposta di Salvini “per aumentare al massimo, come già fatto con successo per la ricostruzione del Ponte di Genova, per Expo e per le Olimpiadi, controlli e certificazioni antimafia per tutti gli appalti, le forniture e i servizi” sulle imprese e i lavoratori che lavoreranno alla realizzazione del Ponte.
Ponte sullo Stretto, la sfida di Salvini al Colle
Il messaggio viene ribadito dallo stesso vicepresidente del Consiglio, con quella che sembra tanto essere una provocazione: “Penso e spero che nessuno si opponga a inserire più controlli possibili contro infiltrazioni mafiose. Non penso che il Quirinale sia contro gli organismi antimafia. Chiediamo semplicemente che per il Ponte sullo Stretto di Messina ci siano gli stessi controlli che ci sono stati per il Ponte Morandi a Genova, per l’Expo di Milano, per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina”. Insomma, la Lega ripropone la norma bocciata dal Quirinale, che ritiene inaccettabile le deroghe sui controlli antimafia.
Quel che fa Salvini, secondo il deputato di Avs e portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, è aprire “formalmente uno scontro istituzionale senza precedenti. Alludere che il Quirinale sia contrario ai controlli antimafia è un atto gravissimo. È inammissibile che un vicepresidente del Consiglio, pur di difendere le sue ossessioni propagandistiche sul Ponte sullo Stretto, tiri in ballo il presidente della Repubblica e strumentalizzi la lotta alla mafia per fini politici”. Secondo Bonelli, la verità è che “Salvini vuole mani libere sui controlli e sulle norme antimafia perché teme che le inchieste delle cinque procure sui rischi di infiltrazioni mafiose negli appalti del Ponte facciano saltare il suo disegno”.
Il leader dei Verdi chiede quindi alla presidente del Consiglio di prendere “le distanze da questo attacco al Quirinale”. Critico è anche il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte: “Nella sua logica di velocizzare tutto e passare alla storia velleitariamente, voleva smantellare alcuni presidi anticorruzione – dice riferendosi al leader leghista -. Di qui, l’intervento del Quirinale. Salvini ha avuto un chiarimento che lo dovrebbe zittire almeno per qualche giorno”.