La sinistra è maggioranza a Milano: crolla la Lega e Sala invoca il centro

Pd, Avs e Movimento a Milano superano insieme il 50% dei voti. Boom di preferenze per Lady Moratti e Tajani.

La sinistra è maggioranza a Milano: crolla la Lega e Sala invoca il centro

Milano si conferma un’isola. Che corre secondo una sua logica politica, fatta di contraddizioni, avulsa dal resto della Lombardia e dell’Italia. Una città dove il Pd è il primo partito con il 31,38% dei voti (il 27,19% considerando la città metropolitana), tallonato da Fratelli d’Italia col 21,73%, che quadruplica i voti delle politiche, ma non sfonda. Con buona pace del presidente del senato Ignazio La Russa, che si era detto sicuro del sorpasso.

De Corato pensa all’assalto di Palazzo Marino

“Grande soddisfazione perché Fratelli d’Italia è il primo partito non solo in Italia, ma anche in Lombardia, a Milano (per la coalizione di centrodestra) e in tanti comuni di questa regione dove prima Forza Italia e poi la Lega sono stati a lungo dominanti – ha dichiarato l’ex vicesindaco Riccardo De Corato – Rimane ancora qualche sfida come le comunali di Milano. Sono convinto che con il giusto candidato e con la giusta organizzazione potremo vincere anche questa sfida. Sala, che oggi festeggia, stia sereno”.

A Milano boom di Avs grazie a Ilaria Salis

Terzo posto per Alleanza Verdi Sinistra (10,52%), che sfonda grazie alla candidatura di Iaria Salis. “Il forte e bel risultato è il frutto dell’aver fatto una intransigente e appassionata battaglia sulle questioni dell’ambiente, di essere stati sempre in prima linea sulla difesa della pace (è stata molto apprezzata l’esposizione della bandiera della Palestina) ma anche di aver messo in lista persone di straordinario profilo e rappresentatività. Tutto ciò è stato molto apprezzato dai giovani”, ha commentato Carlo Monguzzi.

Vola Forza Italia con Lady Letizia

Ma Milano è anche quella città dove Forza Italia raggiunge il 8.87%, con il leader romanissimo, Tajani, che ha raccolto 25 mila preferenze, e l’ex candidata del Terzo Polo (che il centrosinistra avrebbe dovuto votare, contro Fontana), Letizia Brichetto in Moratti, che si afferma come regina delle preferenze. Tanto che “il prossimo obiettivo è riconquistare Palazzo Marino”, si è sbilanciato Gianluca Comazzi, consigliere comunale di Fi. Ed è anche la città dove Azione ha dato un segnale di vita (6.64%), così come Stati Uniti d’Europa (6,37%), entrambe davanti a un’agonizzante Lega, settima forza cittadina (6,13%) e a un Movimento Cinque Stelle che non ha mai sfondato, fermo al 5%.

A Milano comanda chi è opposizione nel Paese

Una città quindi dove l’opposizione del Paese governa e ha una stabile maggioranza, come certifica il capogruppo Pd in Regione Pierfrancesco Majorino: “A Milano città grande risultato, con bella affermazione del Pd (32%) e di Avsi. Dalla città esce un quadro interessante. E si conferma quanto perfino alle regionali si era già visto. Pd e forze alla sua sinistra (e 5S) vanno vicinissime al 50%. La destra sta inchiodata un bel po’ sotto”.

Ma il sindaco di Milano Sala invoca la rincorsa al centro

Ma è anche la città dove il sindaco Beppe Sala, teoricamente sostenuto dal Pd, che il giorno dopo del voto, festeggia sì il risultato cittadino, ma rimpiange una rincorsa al centro (leggi Renzi/Calenda), che si è rivelato fallimentare nel resto del Paese. Su Facebook ha infatti scritto: “I partiti che mi sostengono hanno ottenuto il 55%”, “Elly Schlein e il Pd hanno ottenuto un ottimo risultato, in ottica italiana e europea: una formazione che regge. Vanno riconosciuti i meriti della segretaria”. Ma subito dopo ha aggiunto che il centrosinistra “in Italia non è, purtroppo, competitivo” perché “senza il centro non si vince. Giorgia Meloni parla di una restaurazione del bipolarismo puro. Lei ha un centro (FI, che ha ottenuto un buon risultato), noi no”.

Il futuro candidato sindaco Maran in bilico

Il suo possibile successore, Pierfrancesco Maran, che in città ha raccolto 22.890 preferenze (45mila in totale), non si sa invece se andrà a Bruxelles. Dipenderà da quanti parlamentari prenderà il Pd nel Nord-Ovest. Di sicuro non ci andrà Patrizia Toia (Pd), che dopo vent’anni e quattro legislature, lascerà il Parlamento europeo.