La sorpresa: con la guerra in Ucraina l’export è una cannonata. A marzo +23% nonostante gli scambi dimezzati con la Russia

Sebbene gli scambi commerciali italiani verso la Russia a marzo siano diminuiti le nostre esportazioni sono risultate in crescita.

La sorpresa: con la guerra in Ucraina l’export è una cannonata. A marzo +23% nonostante gli scambi dimezzati con la Russia

Sebbene gli scambi commerciali italiani verso la Russia a marzo siano diminuiti su base annua del 50,9% le nostre esportazioni sono risultate in crescita. Spia che gli affari per l’Italia non vanno niente affatto male, nonostante la guerra in Ucraina.

Sebbene gli scambi con la Russia siano diminuiti le nostre esportazioni sono risultate in crescita

A marzo – sottolinea l’Istat – la crescita su febbraio è più intensa per le esportazioni (+1,7%) che per le importazioni (+1,3%). L’aumento su base mensile dell’export è dovuto all’incremento delle vendite verso entrambe le aree, Ue (+1,3%) ed extra Ue (+2,1%). Nel primo trimestre, rispetto al precedente, l’export cresce del 7,7%, l’import del 9,8%.

Su base annua l’export cresce del 22,9%, con un forte aumento delle vendite sia verso l’area Ue (+23,5%) sia verso i mercati extra Ue (+22,2%). L’import registra un incremento tendenziale del 38,8%, che coinvolge sia l’area Ue (+23,7%) sia, in misura molto più ampia, l’area extra Ue (+61,0%). Gli acquisti di gas naturale e di petrolio greggio contribuiscono per 11,4 punti percentuali al forte incremento tendenziale dell’import.

Le importazioni di energia in Italia risultano dunque aumentate a marzo del 4,6% rispetto a febbraio e del 157,7% rispetto a marzo 2021. A marzo i prezzi all’importazione crescono del 2,5% su base mensile e del 19,0% su base annua. Per l’energia si registra un aumento dei prezzi all’importazione a marzo del 5,6% su febbraio e del 72,5% su marzo 2021.

Il deficit energetico si amplia notevolmente (-8.065 milioni rispetto a -2.794 di un anno prima), alimentato dai decisi rialzi dei valori medi unitari all’import di gas e greggio, ma – fa notare l’Istat – l’elevato avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici, pari a 7.981 milioni (a marzo 2021 era 7.984 milioni), porta a un saldo commerciale lievemente negativo (-84 milioni), prossimo cioè al pareggio.

Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano: metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+34,9%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+37,6%), sostanze e prodotti chimici (+26,5%) e mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+31,8%). Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono Stati Uniti (con un aumento del 40,0%), Francia (+21,0%), Germania (+14,8%) e Svizzera (+32,2%).

Nel primo trimestre dell’anno, la crescita tendenziale delle esportazioni (+22,8%) è dovuta in particolare all’aumento delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+29,2%), sostanze e prodotti chimici (+30,0%) e mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+35,8%). Nel complesso del primo trimestre, il deficit commerciale raggiunge i 6.977 milioni di euro, a fronte di un avanzo di 11.524 milioni del primo trimestre 2021.

L’Istat ha anche rivisto al ribasso la prima stima sull’inflazione dello scorso aprile indicata ora al 6% e non più al 6,2%, Il dato segnala un rallentamento della crescita dei prezzi rispetto a marzo quando il carovita si collocava al 6,5%. Il rallentamento si deve prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +50,9% di marzo a +39,5%) per effetto dell’inclusione del bonus energia (elettricità e gas) nel calcolo degli indici dei prezzi al consumo.

Viene abbassato il valore del cosiddetto “carrello della spesa”, ossia il sotto indice per i beni a più alta frequenza di acquisto come alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona. Il dato di aprile è ora al 5,7% rispetto al 6% della stima preliminare.