La Struttura per il G7 a Taormina partorisce un topolino. I lavori appaltati sono solo per dipingere gallerie e ringhiere. Tradite le aspettative

Il fondo per l'organizzazione del G7 a Taormina è di 45 milioni di euro. Ma per ora i lavori, dopo mille promesse, non lasciano ben sperare...

Quando l’allora premier Matteo Renzi ha annunciato che il prossimo G7 si sarebbe svolto a Taormina, in tanti, sull’isola siciliana, hanno fatto salti di gioia, al di là del colore politico. Perché, si sa, i grandi eventi portano (quasi) sempre in dote una serie di lavori e di infrastrutture che non possono far altro che arricchire una terra già splendida di sé, com’è appunto Taormina. Peccato, però, che visti gli immensi ritardi (già denunciati da La Notizia il 2 marzo scorso) e considerando che alla riunione dei più grandi della Terra mancano ormai poco più di due mesi, è il caso di ridimensionare bruscamente le aspettative. Perché quel che pare è che alla fine l’elefante partorirà un topolino e poco più. Fuor di metafora, la Struttura di missione creata ad hoc da Palazzo Chigi, nonostante benefici di un finanziamento ad hoc di 45 milioni “per l’attuazione degli interventi relativi all’organizzazione e allo svolgimento del vertice tra i sette maggiori Paesi industrializzati (G7)”, alla fine riuscirà a fare davvero molto poco. L’esempio, concreto, è dato dall’unica (finora) procedura negoziata indetta dalla Struttura. Già, niente bandi pubblici per i lavori del G7: vista l’“emergenza”, meglio aggirare la trasparenza e procedere più speditamente, come stabilito dallo stesso Governo guidato da Paolo Gentiloni, tramite una norma inserita nel decreto sul Mezzogiorno.

Lavori superficiali – Ma torniamo al bando. La procedura in questione è finalizzata a “Lavori di Realizzazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria strade interne al territorio del Comune di Taormina interessate dagli eventi G7”.  Costo stimato: 991mila euro. Un po’ pochini vista la mole dei finanziamenti pubblici a disposizione. Andiamo allora a vedere, più nel dettaglio, dove e come si vuole intervenire con questi lavori. Ed è appunto leggendo il capitolato tecnico che si ha contezza dei lavori che si vogliono fare a Taormina. Altro che secondo eliporto o un nuovo belvedere per la Villa Comunale. Molto più modestamente, ci si fermerà a “risanamento superficiale” e “limitati interventi a media profondità”, come recitano gli stessi documenti di gara, per “limitati (repetita iuvant, ndr) tratti interessati da degradi strutturali più accentuati”. Ma non basta. Siccome la Struttura vuole fare le cose in grande, ecco che i lavori dovranno prevedere anche una “nuova segnaletica orizzontale” e la “sostituzione”, ma solo parziale, “della segnaletica verticale”. Finita qui? Certo che no. Il capitolato specifica anche l’urgenza della “pitturazione degli imbocchi delle gallerie presenti lungo gli itinerari”. Non sia mai che Donald Trump storca il muso. E, ancora, la pitturazione pure “della ringhiera del belvedere di piazza IX Aprile e di quella presente nello spazio adiacente l’albergo S. Domenico”. Senza dimenticare, infine, le barriere metalliche “sul viadotto sito nella parte iniziale di via Garipoli in prossimità dello svincolo autostradale” e i muretti “a margine di via Roma”.

Governo interrogato – Insomma, quel che pare è proprio che le tante promesse del Governo siano state tradite. E non è un caso che in questi giorni a interrogarsi su quanto fatto (e soprattutto quanto non fatto) sia stato il deputato palermitano e membro della commissione Antimafia, Riccardo Nuti, che ha presentato un’interrogazione parlamentare rivolta allo stesso Gentiloni e al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Nuti, nel suo atto, chiede non a caso “per quali motivi si siano accumulati ritardi in capo alla struttura di missione facente capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri” e, ancora, “a quanto ammontino complessivamente le risorse pubbliche, a livello centrale e decentrato, direttamente o indirettamente destinate al G7 di Taormina”. Senza dimenticare il capitolo bandi di gara. Perché accanto a quello indetto direttamente dalla Struttura, c’è quello Consip, ormai scaduto (termine per la ricezione delle offerte era fissato al 24 ottobre scorso), che vale ben 25 milioni di euro. Ad oggi sono andati assegnati tre dei quattro lotti. Piccolo particolare: il lotto non assegnato – il primo, relativo  tra le altre cose alla “progettazione esecutiva, direzione tecnica, segreteria tecnica” dell’evento – è quello più succulento, dato che da solo vale ben 12,4 milioni di euro. La metà del totale. Speriamo che arrivino presto novità, considerando che il 27 maggio è dietro l’angolo. E Trump e compagni sono impazienti di visitare una “rivoluzionata” Taormina, con muretti e ringhiere dipinte di tutto punto.

Tw: @CarmineGazzanni