Lazio, gioco delle tre carte sul taglio dell’Irpef

La manovra fiscale della Regione Lazio accoglie solo in parte le richieste dei sindacati. Il taglio dell'Irpef sarà solo per alcuni stipendi.

Lazio, gioco delle tre carte sul taglio dell’Irpef

In bianco e nero. La manovra fiscale annunciata dall’assessore regionale al Bilancio del Lazio, Giancarlo Righini, accoglie solo in parte le richieste dei sindacati che volevano ripristinare il fondo taglia Irpef introdotto da Nicola Zingaretti e cancellato da Francesco Rocca. Le sigle sono state accontentate a metà e il taglio dell’addizionale regionale partirà dal 2025, ma solo per alcuni stipendi. Righini ha incontrato i sindacati e al tavolo era presente anche Natale Di Cola (nella foto), segretario generale Cgil Roma e Lazio, che a La Notizia spiega nel dettaglio come funzionerà la proposta della Regione e perché le sigle sono insoddisfatte.

La manovra fiscale della Regione Lazio accoglie solo in parte le richieste dei sindacati. Il taglio dell’Irpef sarà solo per alcuni stipendi

Innanzitutto va sottolineato che il tavolo “è frutto dell’accordo fatto durante la sessione di bilancio, dovrà portare a effetti a partire dal gennaio 2025”. Righini ha avanzato due proposte: una ricalca quella dei sindacati ed è l’esenzione dei redditi fino a 28mila euro della maggiorazione dell’1,6% dell’addizionale regionale. Spieghiamo: “Per legge l’imposizione minima è 1,23%, nel Lazio c’è in più uno 0,5% perché è sotto il piano di rientro della sanità, quindi sotto l’1,73% non si può andare”. Oggi, però, con il taglio del fondo introdotto da Zingaretti chi ha un reddito fino a 28mila euro paga l’1,73% più una maggiorazione dell’1,60%, per un totale del 3,33%, “il massimo consentito dalla legge”. Ciò che può farà la Regione è “togliere questo 1,6%” aggiuntivo, come proposto dai sindacati che volevano ripristinare il fondo taglia-tasse. Così, da gennaio, per un reddito fino a 28mila ci sarà “un vantaggio fiscale di 208 euro”, come calcola il segretario della Cgil.

Ma la Regione non ha accolto tutte le proposte dei sindacati. C’è infatti un’altra fascia, quella dai 28mila ai 35mila euro, in cui non si può applicare la riduzione perché si tratta solo di una parte di uno scaglione Irpef e non di uno integrale. Quindi si può intervenire con le detrazioni, che però sono fisse per tutta la fascia. Il problema, però, è che la Regione ha proposto una detrazione di soli 40 euro per la fascia tra i 28-35mila euro di reddito. “La reputiamo insufficiente perché non produce l’effetto che noi avevamo immaginato”, ovvero lo stesso effetto previsto per le fasce minori. La Cgil si dice insoddisfatta e lunedì mattina ci sarà un nuovo confronto. Il primo passo sembra compiuto: per i redditi fino a 28mila, trattandosi di un’esenzione, è necessario che il provvedimento venga pubblicato entro il 15 aprile, mentre “sulle detrazioni c’è più tempo” e si riaprirà il tavolo. Inoltre, sottolinea Di Cola, “è importante dire che i redditi fino a 28mila euro riguardano 1,3 milioni di persone, mentre da 28mila a 35mila 400mila persone”.

Parla il segretario Cgil Roma, Di Cola: “Beffati dalla Regione. Tasse più alte sopra i 28 mila euro”

La proposta della Regione prevede un beneficio minimo perché si punta sul fatto che una riduzione c’è già stata con il taglio delle aliquote Irpef nazionali, di cui quest’anno i cittadini del Lazio non beneficiano. Oggi “pagano 208 euro in più di addizionale regionale”, con un taglio nazionale di 260 euro. Il saldo è “positivo di 52 euro”, mentre l’anno prossimo si arriverà a 260. Ma questo ragionamento “non vale per chi ha un reddito di 35mila euro: il governo nazionale gli ha dato 260 euro, ma il governo regionale gli ha chiesto 320 euro di tasse in più, quindi il saldo è -60”. Quindi “rispetto al vecchio taglia-tasse, anche con il dialogo nazionale-locale, i redditi sopra i 33mila euro continuano a pagare più tasse”. E i 40 euro, per Di Cola, “sono insoddisfacenti”. I sindacati avanzano tre richieste alla Regione: alzare la detrazione di 40 euro, rendere stabili questi tagli delle tasse e non avendo la certezza che la manovra nazionale venga confermata oltre quest’anno, impegnarsi anche a reperire ulteriori risorse per il prossimo anno. La Regione deve “garantire che nessuno abbia una perdita”, altrimenti “la trattativa non si può chiudere”.