Legge Rampelli, Tajani: “La difesa della lingua italiana non c’entra niente con Mussolini”

Il ministro Tajani davanti alla stampa estera scarica la grana della proposta di legge di Rampelli sul Parlamento.

Legge Rampelli, Tajani: “La difesa della lingua italiana non c’entra niente con Mussolini”

“È una proposta di legge di un parlamentare, non del governo, e le proposte di legge devono essere approvate dalla Camera e dal Senato, ma la difesa della lingua italiana non c’entra niente con Mussolini. Il fascismo è finito nel ’45, è roba passata che non ci interessa e non ci riguarda, Mussolini ha fatto più danni che cose utili”. È quanto ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani rispondendo ad una domanda alla stampa estera sulla proposta di legge Rampelli per la difesa della lingua italiani che, secondo il giornalista, “ha sapore mussoliniano”.

Tajani: “Mussolini ha fatto più danni che cose utili”

“Io ho sempre difeso la lingua italiana, è la lingua madre, Dante Alighieri è il poeta dell’italiano”, ha aggiunto Tajani rispondendo al giornalista.

Salvini: “Io non sono per le sanzioni ma capisco la ratio”

“Io non sono per le sanzioni. Se uno più dire riunione invece di briefing è meglio. Ma non è che vado a multare…”, ha detto, invece, il vicepremier Matteo Salvini, incontrando la stampa estera. “Capisco la ratio del collega Rampelli – ha aggiunto il leader della Lega – ma lascerei libertà di favella ed eloquio, senza entrare con punizioni negli uffici”. Salvini ha poi scherzato parlando coi cronisti stranieri in milanese: “Sen chi a parlar del punt fra Messin e Recc (Siamo qui a parlare del Ponte tra Messina e Reggio, ndr)”.

Ecco cosa prevede la proposta di legge di Rampelli che punta a difendere la lingua italiana

La proposta di legge, a prima firma di Fabio Rampelli, deputato di FdI e vicepresidente della Camera, prevede di rendere la lingua italiana obbligatoria per la fruizione di beni e servizi, ma anche l’obbligo di utilizzare strumenti di traduzione o interpreti per ogni manifestazione o conferenza che si svolga sul territorio del Paese.

E ancora: divieto di usare sigle o denominazioni straniere per ruoli in azienda, a meno che non possano essere tradotte. A scuola e nelle università, corsi in lingua straniera tollerati solo se giustificati dalla presenza di studenti stranieri.

“La violazione degli obblighi”, si legge nella proposta di legge di Rampelli, “comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 5.000 a 100.000 euro”. La norma, composta da 8 articoli, prevede obblighi specifici “in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria” e l’istituzione di un Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana.