L’estate che ha bruciato l’Europa: superata la soglia del milione di ettari in fumo per gli incendi

Estate 2025, oltre un milione di ettari in cenere: caldo estremo, abbandono dei territori e ritardi trasformano gli incendi in disastri.

L’estate che ha bruciato l’Europa: superata la soglia del milione di ettari in fumo per gli incendi

Nell’estate 2025 l’Unione europea ha superato la soglia psicologica del milione di ettari bruciati, per la prima volta da quando Effis raccoglie dati comparabili (2006): un’estensione più grande di Cipro. A metà agosto gli incendi significativi avevano già toccato quota 1.784 contro i 1.185 dello stesso periodo 2024, segnando l’accelerazione di una crisi che ha cambiato scala e intensità. 

Il salto di scala: dati e geografia

L’epicentro è la Penisola iberica: in Spagna sono andati in fumo oltre 380 mila ettari (peggior stagione dal 1994), in Portogallo poco meno di 274 mila. Ma l’onda si è allargata: Romania 126 mila, Italia 67.658, Grecia 45.290, Francia 35.600. Anche paesi considerati a rischio medio-basso hanno segnato record pluridecennali, segnale che la zona di pericolo si sposta verso nord. 

L’impatto climatico è doppio: caldo estremo e siccità hanno preparato il combustibile; le emissioni hanno chiuso il cerchio. Al 19 agosto le emissioni di CO₂ da incendi nell’Ue erano stimate in 38,04 megatonnellate, con l’Europa in traiettoria per superare il massimo del 2017. In Spagna il salto è stato “verticale” a inizio agosto, con il record annuale bruciato in una settimana. 

Il conto umano e sanitario è più largo dei numeri ufficiali. Almeno dieci vittime tra Penisola iberica, Cipro e Francia; migliaia di evacuati; qualità dell’aria deteriorata a centinaia di chilometri dai fronti di fuoco. La letteratura recente mostra che il particolato degli incendi è più dannoso di quello urbano e che la mortalità attribuita è stata finora sottostimata in modo sostanziale.

La macchina operativa ha lavorato al limite. Il Meccanismo europeo di protezione civile è stato attivato sedici volte entro metà agosto, quanto in tutto il 2024; la Spagna ha chiesto aiuto per la prima volta nella sua storia per gli incendi boschivi, mentre la riserva rescEU ha spostato aerei ed elicotteri su più fronti. Misure necessarie, ma insufficienti di fronte a incendi di nuova generazione. 

Prevenzione mancata, cosa serve davvero

La filiera delle cause è chiara: clima più caldo, paesaggi abbandonati e inneschi umani. Le ondate di calore e la siccità hanno agito su territori carichi di biomassa per l’abbandono agricolo e forestale e sull’interfaccia urbano-rurale in espansione; il 95% degli inneschi resta di origine antropica tra negligenza e dolo. È la combinazione a trasformare i focolai in megaincendi.

Sul versante delle politiche, l’11 giugno la Corte dei conti europea ha certificato la fragilità della prevenzione: progetti mal targettati, dati obsoleti per selezionare gli interventi, scarsa valutazione d’impatto e manutenzioni non garantite. La Commissione ha accolto le osservazioni, ma l’architettura resta sbilanciata sulla soppressione e non sulla gestione del combustibile. 

Alcuni Stati hanno irrigidito il quadro penale e migliorato il coordinamento, ma la risposta rimane reattiva. La Grecia ha alzato le pene per il reato d’incendio; in Italia il divieto di cambio di destinazione d’uso per le aree percorse dal fuoco esiste da anni, ma l’attuazione è disomogenea e i catasti incendi soffrono ritardi. Nel frattempo, l’Ue ha pre-posizionato una flotta condivisa e squadre terrestri, segno di una solidarietà che funziona nell’emergenza. 

Le buone pratiche ci sono e andrebbero scalate. L’Integrated Fire Management mediterraneo funziona quando combina fuoco prescritto, pascolo mirato, diradamenti, sorveglianza precoce e catena di comando chiara. L’esperienza INFΟCA in Andalusia mostra che prevenzione diffusa e addestramento specialistico riducono severità e costi. Ma richiedono programmazione pluriennale, indicatori di risultato e finanziamenti stabili. 

La priorità politica è spostare risorse dalla retorica dell’emergenza alla manutenzione del paesaggio: integrare agricoltura-foreste-protezione civile, usare la PAC per togliere combustibile, rendere obbligatorio l’home hardening nelle aree di interfaccia, completare la Forest Monitoring Law per dati omogenei e rendere permanente rescEU con procurement accelerato dei velivoli. L’estate 2025 consegna una lezione semplice: senza prevenzione strutturale il prossimo record è già scritto.