L’Europa dà, l’Europa toglie. Ecco il piano del Governo contro il salasso delle multe Ue che vale 80 milioni l’anno

Oltre 80 milioni l’anno, un vero e proprio salasso per le tasche degli italiani. Tanto versa, infatti, il nostro Paese nelle casse di Bruxelles a causa delle procedure di infrazione. E ci è andata pure bene. Perché dei 92 dossier pendenti a carico dell’Italia, soltanto sei sono effettivamente andati a sanzione per mancato recepimento delle direttive Ue. Come anticipato ieri proprio da La Notizia, a gravare come un vero e proprio macigno è la questione ambientale, la più onerosa per le nostre casse: 224 milioni di euro di multa comminata nel 2014. Colpa soprattutto delle discariche abusive.

Ma cosa sta facendo il Governo di fronte all’aumento di nuove procedure a carico dell’Italia registrato negli ultimi due anni? A partire dal primo governo Conte, momento di maggiore incremento delle nuove infrazioni – spiegano dagli uffici del sottosegretario agli Affari europei, Laura Agea – è stato nominato un commissario per la bonifica e messa a norma delle discariche, il generale Giuseppe Vadalà. La cui task force si occupa anche delle informative semestrali per aggiornare Bruxelles sullo stato di avanzamento degli interventi (di bonifica, di copertura o di messa a norma) sulle discariche. Interventi che, di conseguenza, determinano una diminuzione delle sanzioni. Ed effettivamente un calo dell’ammontare delle multe si registra. Basti pensare che nel primo semestre del 2014, anno in cui ci è stata inflitta la sanzione più pesante, abbiamo versato ben 40 milioni, a fronte degli 8,6 milioni di euro del luglio 2020. Ma non solo. Dagli uffici della sottosegretario Agea, fanno inoltre sapere che le 92 procedure pendenti sono frutto anche di un ritardo, loro malgrado, nell’adozione della legge di delegazione europea del 2018. Si tratta dello strumento che viene utilizzato annualmente per il recepimento delle normative Ue. Nonostante tutto, forse con eccessivo ottimismo, considerati i numeri, viene annunciata una notevole diminuzione delle pratiche pendenti entro dicembre 2020. Bene, ma non benissimo, per l’Italia che punta a scendere dal podio delle peggiori. Dove occupiamo il terzo posto per nuove procedure aperte quest’anno e addirittura secondo per quelle pendenti.