L’Europa scoppia di liquidità, ma non per le aziende

di Carola Olmi
Chiedere denaro in banca costa caro. Ma in teoria le banche scoppiano di liquidità. E le misure non convenzionali annunciate dalla Banca centrale europea lasciano immaginare una nuova immissione di denaro fresco nel sistema. Dunque perchè la moneta non gira? Un po’ è colpa di regole ottuse, come le norme di Basilea, che fissano a parametri rigidi la possibilità di dare o non dare credito. Un parafulmine voluto dall’Europa per evitare il dilagare di quei crediti facili con cui si sono costruiti gli enormi buchi nei bilanci delle banche, sopratutto americane.

 

Vincoli vecchi e nuovi

C’è poi la crisi, che ha fatto schizzare alle stelle le sofferenze bancarie, cioè quelle somme diventate difficilmente esigibili per la difficoltà o il fallimento dei debitori. Non manca infine la mancanz di fiducia all’interno dello stesso sistema bancario, con gli istituti che faticano ad alimentare persino i prestiti interbancari. Se a questo aggiungiamo che le banche, dopo le perdite accumulate, sono tornate sottocapitalizzate e dunque hanno dovuto chiedere nuovi sforzi agli azionisti (o si accingono a farlo), il quadro è quello di un campo minato. Soprattutto per chi ha bisogno di credito e non riesce ad ottenerlo o, se lo ottiene, è costretto a pagarlo carissimo.

 

I conti pubblici respirano

E dire che i soldi sono talmente tanti da registrare – proprio ieri – i rendimenti dei titoli di Stato italiani più bassi di sempre. Un’ottima notizia per il governo, che può rifinanziare il debito pubblico a costi di gran lunga più sopportabili rispetto al recente passato. Notizia un po’ meno brillante per i risparmiatori, che tra tassi ai minimi e tasse ai massimi devono rivolgersi da altre parti per investire con un rendimento più accettabile il proprio denaro. Ieri così sono stati collocati sul mercato Buoni del Tesoro poliennali per 7,2 miliardi. I Btp a tre anni, in particolare hanno toccato un nuovo minimo storico, anche grazie a una richiesta di 4,929 miliardi di euro a fronte di un’offerta di 3,5 miliardi. Il tasso lordo è sceso allo 0,93%, per la prima volta sotto la soglia dell’1%. Collocati anche 2,5 miliardi di Btp a 7 anni con un rendimento al 2,44% e 1,224 miliardi di Btp a 30 anni con un rendimento del 4,27% (-0,32 punti).

 

Rischio inflazione

In questo quadro la ricetta che i mercati si attendono – e insieme ai mercati anche le famiglie e le imprese che chiedono più credito per aumentare i consumi, fare qualche assunzione o nuovi investimenti – è l’arrivo nel sistema di nuova liquidità. Quelle misure di quantitative easing (in sostanza stampare nuova moneta) che la Bce adesso promette ma che sono attuate da tempo dalle banche centrali di Stati Uniti e in Giappone. Liquidità che la Germania ha sempre ceracto di non creare, anche per evitare il rischio di un ritorno all’inflazione, cioè all’aumento dei prezzi a fronte di denaro che vale sempre di meno. Adesso questo rischio è basso in una Europa che ha altri problemi molto più pressanti, a partire dalla mancanza di posti di lavoro. Disoccupazione frutto più che dalla poca produzione, dalla caduta verticale di consumi.

 

Effetti imprevedibili

E dire che di moneta nel sistema ce n’è tanta. Dunque potrebbe essere anche scongiurato il rischio di immettere nuova liquidità – mossa dagli esiti imprevedibili -. La condizione però sarebbe quella di convincere – o costringere – le banche a fare il loro mestiere, prestando i denaro a tassi reali contenuti. Un obiettivo fin ora mancato.