di Stefano Sansonetti Va bene, la corsa è ancora lunga. E sulla carta è cominciata con una defezione di non poco conto. Ma a rendere la partita ancora più suggestiva non è soltanto la rinuncia di Gianfelice Rocca, il numero uno di Techint e di Assolombarda che si è chiamato fuori dalla competizione per succedere a Giorgio Squinzi al vertice di Confindustria. L’ultima indiscrezione che circola dalle parti di Palazzo Chigi e di viale dell’Astronomia è che si starebbe muovendo sottotraccia anche Matteo Renzi. Naturalmente non per fare il presidente degli industriali, ma per cercare uno dei colpi a effetto che rientrano nel suo repertorio di comunicazione. A quanto pare il Presidente del Consiglio starebbe lavorando ai fianchi di Sergio Marchionne, con cui ha ottimi rapporti, per provare a far rientrare la Fiat nella galassia di Confindustria. Ma quali sono gli obiettivi di un’operazione per certi aspetti clamorosa? LA STRATEGIA Partiamo da Renzi, il cui obiettivo sarebbe triplice. Con un ritorno della Fiat in Confindustria potrebbe innanzitutto intestarsi la ricomposizione di quella frattura che ancora oggi ha diversi strascichi polemici. In secondo luogo, con qualche uomo dell’amico Marchionne ai piani alti dell’associazione, il premier rafforzerebbe la sua presa sulla medesima Confindustria. In terzo luogo l’operazione consentirebbe al premier di veder ammorbidita la posizione del giornale confindustriale, ovvero quel Sole24Ore che non proprio raramente ha assunto un atteggiamento critico nei confronti del Presidente del Consiglio. Insomma, questo è il menù che Renzi potrebbe ricavarne, anche se non mancano analisi da parte di chi non è d’accordo con questa ricostruzione. C’è per esempio chi fa notare che Renzi già ora sarebbe in grado di rafforzare il legame con Confindustria per le vie “brevi”, cioè senza passare per l’intervento di una Fiat (ormai americana), che peraltro lo vincolerebbe un po’ troppo a Marchionne. In altri termini: Renzi ha sicuramente interesse ad avere una personalità “amica” al vertice della Confindustria, ma senza la complicazione di un passaggio per il numero uno della Fiat. L’ALTRA INCOGNITA E Marchionne cosa ci guadagnerebbe? Poca roba, secondo l’analisi prevalente. Ma anche qui c’è chi fa notare che il manager, percepito come lontano dall’Italia per i suoi legami con la Svizzera e gli Usa, potrebbe puntare a un recupero d’immagine nel Belpaese, riportando l’azienda da lui guidata tra le braccia di viale dell’Astronomia. Naturalmente al momento siamo ancora al livello di suggestioni. Eppure c’è chi è pronto a giurare che a Palazzo Chigi il ragionamento stia meritando in questi giorni più di qualche riflessione. Inutile far notare che la variabile andrebbe letta in collegamento al termine del mandato di Squinzi, che scade a maggio 2016. Una data non così lontana, in effetti, da impedire che nei prossimi mesi la suggestione possa prendere corpo. Twitter: @SSansonetti
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