L’intervista. Italicum al sapore di Porcellum. Il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick boccia la legge elettorale

Il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, non ha dubbi: l'Italicum ha gli stessi vizi del Porcellum. L'intervista a La Notizia

Il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, non ha dubbi: quella dei giudici di rimandare l’udienza nella quale si sarebbe dovuto giudicare l’Italicum, prevista per il prossimo 4 ottobre, è “una scelta giusta”. Per l’ex ministro della Giustizia, schierato a favore del No alla riforma costituzionale, “la nuova legge elettorale presenta, anche se in misura diversa, alcuni fra i problemi rilevati dalla Corte per il Porcellum”.

A chi fa comodo questo rinvio?
Non credo che la valutazione fatta dai giudici avvantaggi qualcuno sfavorendo qualcun altro. A mio avviso, la Corte ha preso una decisione di buon senso, visto che il suo pronunciamento potrebbe condizionare l’esito del referendum e che, in caso di vittoria del Sì, l’intero Italicum andrebbe comunque al vaglio della Corte per via di una specifica previsione della riforma costituzionale.

L’Italicum presenta dei profili di incostituzionalità? La Corte lo boccerà?
Non mi faccia fare profezie, non sono abituato. Posso certamente dire che la nuova legge presenta dei problemi, peraltro già segnalati dalla Consulta ai tempi della bocciatura del Porcellum. Magari sarebbe stato opportuno evitare di ripeterli, ma si è preferito fare diversamente.

Come valuta il fatto che questa legge, approvata un anno fa ed entrata in vigore a luglio, sia già da ritoccare?
È una circostanza che mi lascia molto perplesso. L’Italicum era stata presentata e definita come la legge migliore del mondo e ora si scopre che non era proprio così. Menomale, aggiungo io. Però ai rischi di errori bisognererebbe pensare prima e non dopo, quando il pericolo è anche che sia troppo tardi. Lo stesso vale per la riforma costituzionale.

In che senso? Si spieghi.
Anche per il ddl Boschi si stanno usando le stesse argomentazioni e lo stesso metodo. I sostenitori del Sì riconoscono che effettivamente c’è qualcosa che non torna, ma dicono: “Se ci sono degli errori li cambieremo, intanto votiamo a favore”. Fare le cose tanto per farle è sbagliato. Avrei preferito un percorso  studiato con maggiore calma e attenzione. E, soprattutto, privo di quelli che gli stessi fautori del Sì riconoscono come errori. E invece…

Renzi dice che riforma costituzionale e Italicum non sono legati. È così?
Questo non mi sembra del tutto vero. Ma c’è un’altra cosa che mi lascia più perplesso.

Vale a dire?
Coloro che legano la modifica della legge elettorale al Sì al referendum. Cosa c’entra?
L’Italicum può accentuare gli errori della riforma, ma anche correggendolo quegli errori non vengono automaticamente risolti. Ho la sensazione che la relazione fra le due cose sia stata strumentalizzata e questo, obiettivamente, non va bene.

Fra quelli finora proposti dai partiti, secondo lei, c’è un sistema migliore?
Molti sistemi possono funzionare meglio dell’Italicum. Il quale dal suo punto di vista funziona benissimo, ma con i capilista presenti in più circoscrizioni, le liste parzialmente bloccate e il premio di maggioranza attribuibile anche con una scarsa partecipazione al ballottaggio, forza pesantemente la rappresentatività degli eletti e la facoltà di scelta degli elettori.