L’Italia inquina meno, ma ha tasse ambientali più alte rispetto alla media europea. Cittadini e imprese, infatti, nel nostro Paese pagano 11,1 miliardi in più rispetto agli altri Stati membri, con un aggravio che un’analisi di Confartigianato stima in 188 euro pro capite. Dalla ventunesima edizione della convention Energies & Transition High School in corso a Domus de Maria (Cagliari), emerge che il prelievo fiscale ambientale in Italia raggiunge i 54,2 miliardi, una cifra pari al 2,5% del Pil. Ovvero mezzo punto percentuale in più rispetto alla media Ue. E questo maggior prelievo si ha nonostante l’impatto ambientale dell’Italia sia inferiore, secondo lo studio, dell’8,4% rispetto al resto dell’Unione.
Il paradosso: l’Italia inquina meno ma paga tasse ambientali più alte
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, lo definisce un vero e proprio “spread fiscale” che “contraddice il principio europeo chi inquina paga e penalizza cittadini e imprese”. Il peso maggiore è legato all’energia, che concentra il 78,4% del gettito, pari a 42,5 miliardi. E più di ogni altra cosa pesano le accise sui carburanti, che valgono 25,7 miliardi. Alto il costo anche delle imposte su elettricità (9,1 miliardi) e gas metano (3,5 miliardi). Il contributo dei trasporti è invece pari a 11,1 miliardi, di cui 5,5 legati alle tasse automobilistiche delle famiglie. Ma, come detto, sono soprattutto i carburanti a pesare, tanto che l’Italia si conferma ai vertici su questo fronte: nel nostro Paese si registra l’accisa sul gasolio più alta (632 euro per 1.000 litri, +24,9% rispetto alla media dell’Eurozona),ma anche quella sulla benzina è tra le più care (713 euro, +11,6%).