Lo scudo fiscale scatena le società fiduciarie. In ballo una valanga di operazioni schermate

di Stefano Sansonetti

Ormai la caccia al cliente più facoltoso è partita. A darsi battaglia, senza esclusione di colpi “pubblicitari”, sono società che spesso e volentieri sfuggono ai radar. Del resto la riservatezza è il loro mestiere. In campo è scesa una valanga di società fiduciarie, pronte a sfidarsi all’ultimo cliente e a incassarne le laute commissioni. L’obiettivo è quello di sfruttare al massimo la cosiddetta “voluntary disclosure”, quella sorta di riemersione dei capitali (che si ha qualche vergogna a chiamare scudo fiscale) con la quale il governo punta a far tornare in Italia un bel po’ di soldi attualmente detenuti all’estero. Il tutto per un’aspettativa d’incasso finale che, in termini di tasse, oscilla tra i 5 e gli 8 miliardi di euro. Anche se per prudenza, o forse per scaramanzia, il Tesoro guidato da Pier Carlo Padoan ha messo nero su bianco l’incasso di un solo euro simbolico. Per perfezionare il processo, però, i possessori di denaro oltreconfine avranno bisogno di assistenza tecnica e “riservata”. Ed è qui che scendono in campo la fiduciarie, strumenti che di fatto vengono utilizzati per schermare i veri proprietari di un asset.

IL MECCANISMO
In ballo c’è un mucchio di soldi. Il valore dei beni detenuti all’estero dagli italiani oscilla tra i 150 e i 200 miliardi di euro. Un piatto troppo ricco per non tentare di buttarcisi. Così, con l’obiettivo di garantire riservatezza, società controllate da banche e finanziarie si stanno dando da fare in queste settimane per pubblicizzare a più non posso i loro servizi. Tra le più attive, nel tentativo di intercettare potenziali clienti, c’è per esempio la Servizio Italia, fiduciaria del gruppo bancario francese Bnp Paribas. Ma ci sono anche Finnat Fiduciaria, che rientra nel gruppo Finnat controllato dalla famiglia Nattino (considerata vicina a Vaticano), ed Euromobiliare fiduciaria, che invece fa capo al gruppo Credem (Credito emiliano). Molto dinamiche nel lanciare messaggi pubblicitari, poi, sono Unione Fiduciaria, che appartiene a tutta una serie di banche popolari (Bpm, Bper, Banco Popolare, Banca Popolare di Sondrio e Banca Etruria), e Cordusio fiduciaria, del gruppo Unicredit. Insieme a queste c’è tutta una serie di fiduciarie cosiddette “indipendenti”, nel senso che non hanno legami con gruppi bancari. Si va dalla milanese Fiditalia alla bolognese Sofir e alla Fidor del Gruppo Fiduciaria Orefici facente capo alla famiglia Vedani. Insomma, si sta creando un bel movimento. Anche perché la partita è entrata nel vivo quando, sul finire della scorsa settimana, l’Agenzia delle entrate guidata da Rossella Orlandi ha diramato una corposa circolare esplicativa. Per la riemersione, adesso, c’è tempo fino al 30 settembre.

LO SCENARIO
Di sicuro il fatto che il settore delle fiduciarie sia in ebollizione dimostra come le esigenze di copertura siano massime. Per carità, tutto legale, a patto che la procedura avvenga nel rispetto della normativa. Ma chi ha i soldi all’estero vuole rimanere nell’oscurità. Da qui le offerte che in questi giorni vengono avanzate dalle fiduciarie, che propongono ai clienti di curare la procedura di rientro o attraverso un mandato che comporta proprio l’intestazione fiduciaria dei rapporti, o attraverso mandati finalizzati esclusivamente all’amministrazione fiduciaria, senza intestazione. La partita è iniziata.

GLI ALTRI
Che poi quello dello scudo fiscale è un business non solo per banche e fiduciarie. Anche i grossi studi legali, in questo momento, stanno fremendo in vista di lauti guadagni. Del resto la procedura di rientro dei capitali presenta aspetti legali di non poco conto. E il gioco, quindi, è fatto. L’interesse delle law firm nei confronti della partita era pervenuto sin dai tempi del governo guidato da Enrico Letta, quando il cammino normativo doveva ancora essere perfezionato. Che gli avvocati abbiano la loro bella parte in causa è dimostrato, tra le altre cose, da un convegno organizzato a fine 2013 da Banca Albertini Syz. In quell’occasione erano ospiti rappresentanti di vari studi legali, tra cui Jaggi & Scheller di Lugano, Pirola Pennuto Zei & Associati, Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e Associati, Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners. Ma in altre occasione si sono distinte le presenze dello Studio Chiomenti e dello Studio Russo De Rosa. Anche per loro il rientro dei capitali può dar vita a un’autentica cuccagna.

Twitter: @SSansonetti