La clamorosa gaffe di Landini. Il segretario della Cgil attacca il Reddito di cittadinanza. Ma cita i dati sulla povertà del 2018

L’attacco arriva direttamente dal Blog delle Stelle. A esserne colpito questa volta il segretario della Cgil, Maurizio Landini. Segno, evidentemente, di una rottura insanabile tra il maggior sindacato italiano e il Movimento cinque stelle. “Landini chi??? Quel sindacalista che fa politica andando contro un governo che difende i lavoratori. Paradossale ma vero! – si legge nel post pentastellato – Non ci sono più parole per descrivere Maurizio Landini, il segretario della CGIL invece di tutelare i diritti dei lavoratori e portare avanti battaglie serie a sostegno dei cittadini, sapete cosa fa? Si oppone alle politiche del MoVimento 5 Stelle che, fatti alla mano, sta mettendo al primo posto i lavoratori. Abbiamo già realizzato due punti importanti del contratto di governo mantenendo alcune delle promesse fatte: reddito di cittadinanza e quota 100. Ma non ci fermiamo, siamo già concentrati sul salario minimo e ci piacerebbe sapere: Landini lo sa o fa finta di non sapere che ci sono italiani che vengono sfruttati dai propri datori di lavoro? Landini lo sa o fa finta di non sapere che ci sono italiani che percepiscono uno stipendio da fame da 2-3 euro l’ora?”.

Un attacco diretto, dunque. E che poggia le basi su una gaffe oggettiva. Ieri, infatti, Landini ha rilasciato un’intervista a La Stampa, in cui in merito al Reddito di cittadinanza, osservava come “la povertà relativa è aumentata, vuol dire che non è quello lo strumento giusto”. C’è un errore oggettivo nell’analisi di Landini, tuttavia: gli ultimi dati Istat sulla povertà in Italia sono quelli relativi al 2018, pubblicati il 18 giugno scorso. E non considerano, evidentemente, l’impatto del Reddito di cittadinanza che è erogato da aprile 2019. Al massimo possono tenere conto del Rei, intervento varato a fine 2017 dal governo Gentiloni, ed è difficile decretarne il fallimento visto che comunque l’Istat certifica che nel 2018 le famiglie in condizioni di povertà assoluta (privi della possibilità di fare consumi essenziali) sono otto milioni, un dato elevato ma, osserva l’Istituto di statistica, “pur rimanendo ai livelli massimi dal 2005, si arresta dopo tre anni la crescita del numero e della quota di famiglie in povertà assoluta”. Insomma, una gaffe ingiustificabile. E che ha il retrogusto di un mero attacco politico.