L’ultimo aiutino alle banche. Bankitalia si ricompra le sue azioni dagli istituti azionisti. Un regalo da 3 miliardi

Il meccanismo del decreto Imu-Bankitalia per consentire la riallocazione delle quote in surplus di ogni socio di via Nazionale si è inceppato.

Da mercato a mercatino. E sarebbe pure un complimento. Ormai è certo: il meccanismo studiato nella clausola del decreto Imu-Bankitalia per consentire la riallocazione delle quote in surplus di ogni socio di via Nazionale (circa 3 miliardi per i 5 soggetti che sforano) si è inceppato. Se pure il Mef nei giorni scorsi se ne è lavato le mani, fornendo una ‘non risposta’ a un’interrogazione sul tema, significa che la questione è destinata a rimanere irrisolta.

Come da copione – E così il 31 dicembre, quando scadranno i termini entro i quali a tutti gli istituti soci di via Nazionale non sarà consentito superare il 3% del capitale, la Banca d’Italia potrà entrare in campo e ricomprarsi le quote in eccedenza in cambio di liquidità per i suoi azionisti. Un regalo assicurato, come La Notizia aveva già raccontato lo scorso 21 ottobre, in primis per Intesa San Paolo e Unicredit (che detengono rispettivamente il 24,1% e 17,7%).  “Almeno lo ammettano”, dice Giuseppe Vacciano, senatore del gruppo Misto e primo firmatario dell’interrogazione sulle quote di proprietà di Bankitalia, “Trovino il coraggio di dire che si è trattato di uno scherzo e che l’unico utilizzo della legge è stato quello di dare capitale fresco alle banche sottraendolo a Bankitalia”. Al di là della risposta ricevuta in commissione Finanze dal sottosegretario Paola De Micheli, definita insoddisfacente perché limitata a ripercorrere fatti noti, Vacciano punta l’indice soprattutto sul merito della questione: “La scadenza indicata nella norma non è un termine consigliato ma un termine di legge perentorio. A maggior ragione serve fare chiarezza. Ci sarà una proroga o come si procederà?”. Già nel maggio 2015, dal suo blog era stato il senatore Pd, Massimo Mucchetti, a sollevare il problema e a ribadire che che per quanto la legge consenta a via Nazionale di rilevare le quote invendute “sarebbe proprio quell’acquisto di azioni proprie che il Governo ha sempre negato come la conclusione del percorso”.

Ottimismo fuori luogo – Il bello è che l’Istituto stesso considerava la clausola inserita nel decreto Imu-Bankitalia solo una cautela in più nell’ottica di idee che possedere quote di Via Nazionale fosse un onore. E che onore, verrebbe da dire di fronte al magro bottino di questi 35 mesi con all’attivo solo un miliardo di azioni vendute. Non che, poi, il futuro lasci ben sperare. La prospettiva, infatti, è quella di creare grandi gruppi bancari spa. Un orientamento del Governo che per esempio emerge dalla riforma delle Popolari. “L’indirizzo è questo – ha confermato Vacciano – Ma ciò significa solo che il problema sarà doppio. Da un lato le banche che oggi sono sotto il 3% domani in gruppo potrebbero superare la soglia, ma dall’altro ci saranno sempre meno soggetti ‘acquirenti’ perché si ridurrà il numero di operatori sul mercato che potranno acquistare le quote”.