L’ultimo disastro lumbard. Salvini contro il coprifuoco e Fontana se ne frega. Il leader della Lega ha tentato di ostacolare lo stop. Il governatore però ha firmato l’ordinanza

Alla fine l’ordinanza in Lombardia è arrivata. Il governatore Attilio Fontana, nonostante il tentativo di frenata da parte del leader della Lega Matteo Salvini, ha firmato il provvedimento che prevede il coprifuoco dalle ore 23,00 alle 5,00 a partire da giovedì 22 ottobre fino al 13 novembre 2020. Nel pomeriggio di ieri, dunque, la querelle in salsa leghista è terminata: il presidente della regione ha firmato anche l’ordinanza che dispone, nei giorni di sabato e domenica, la chiusura in tutta la Lombardia “delle grandi strutture di vendita” e degli esercizi commerciali al dettaglio presenti all’interno dei centri commerciali, fatta eccezione però per quelli che si occupano di generi alimentari, alimenti e prodotti per animali domestici, prodotti cosmetici.

LA GIORNATA. Una sconfessione, quella di Fontana a Salvini, che ovviamente in casa Lega tutti hanno subito minimizzato. Ma il dato politico resta. Il leader leghista già due giorni fa al termine del vertice con gli altri esponenti del centrodestra, si era fatto sentire: “Le misure in Lombardia? Ho una riunione adesso con gli assessori, i consiglieri e il governatore Fontana per capire. Perché a me piace capire le cose”. Ma, a poche ore di distanza, ieri mattina, la Regione ha fatto sapere di aver lavorato fino a sera tardi con il ministro della Salute, Roberto Speranza, per la parte di competenza ministeriale. Poi c’è la parte dell’ordinanza relativa alle competenze del presidente della Regione, Attilio Fontana.

E non si poteva chiudere nei giorni scorsi perché bisognava sentire tutti i sindaci dei Comuni capoluogo e l’Anci, come era stato deciso. In mattinata precisazioni e rassicurazioni sono arrivate proprio dalla Regione: “Nessuno stop, Fontana va avanti”. E così, in effetti, è stato. L’azione di Salvini, però, ha scatenato numerose polemiche. Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori a Rtl 102.5 aveva escluso ripensamenti della Regione: “Il comitato scientifico della regione è stato molto chiaro nei giorni scorsi, dicendo che nei prossimi 15 giorni avremo in Lombardia 600 persone in terapia intensiva e 4000 persone ricoverate per Covid che sono numeri confrontabili con la prima parte di marzo, quindi la situazione è preoccupante e dunque serve coraggio in questo momento”.

Stesso mood anche per il sindaco di Milano Beppe Sala intervistato su Radio Deejay: “C’è un’impennata dei ricoveri in Lombardia tranne che per tre province Bergamo, Brescia e Cremona, perchè li c’è una sorta di immunità. Ma che prezzo hanno pagato per arrivarci?”. Una domanda che sarebbe opportuno rivolgere a Salvini. Dal canto suo, però, il segretario del Carroccio ieri ha subito minimizzato: “Le frizioni con Fontana? Sono le solite fantasie…”. Sarà, ma stavolta sembra ci sia qualcosa di più.