L’Ungheria di Orbán esce dalla Corte penale internazionale. Gelo di Bruxelles su Budapest

L'Ungheria di Orbán vota per uscire dalla Cpi. Gelo dell'Ue, in Italia si spacca la maggioranza: gioisce Salvini, Tajani prende le distanze

L’Ungheria di Orbán esce dalla Corte penale internazionale. Gelo di Bruxelles su Budapest

Un altro passo della illiberale Ungheria di Victor Orbán fuori dal perimetro dell’Unione Europea. Ieri infatti il Parlamento di Budapest ha votato a favore del ritiro del Paese dalla Corte penale internazionale (Cpi). “Con questa decisione ci rifiutiamo di far parte di un’istituzione politicizzata che ha perso la sua imparzialità e credibilità”, ha annunciato sui social il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto.

Orban l’aveva annunciato durante la visita di Netanyahu

La decisione di ritirarsi dalla Cpi era stata annunciata all’inizio di aprile dal primo ministro Orban in concomitanza con la visita del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nei confronti del quale la Corte dell’Aia aveva emesso un mandato di arresto a novembre per crimini di guerra nella Striscia di Gaza. Per il premier magiaro la decisione riguardante Israele dimostrerebbe chiaramente che la Cpi non è più un tribunale imparziale basato sullo stato di diritto.

Il gelo di Bruxelles

Immediata e dura la risposta di Bruxelles: “Abbiamo una posizione piuttosto chiara sulla Cpi”, ha detto il portavoce della Commissione europea Anouar El Anouni, “l’Ue sostiene la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma. L’Ue rispetta l’indipendenza e l’imparzialità della Corte e siamo fermamente impegnati a favore della giustizia penale internazionale e della lotta contro l’impunità”.

Anouni ha poi sottolineato che “in generale, ai sensi dell’articolo 24, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea, l’Ungheria è tenuta a sostenere attivamente e senza riserve la politica di sicurezza esterna dell’Unione, in uno spirito di lealtà e di solida garanzia reciproca, e a conformarsi all’azione dell’Unione in questo settore”. Un chiaro monito a Orbán che la pazienza dei paesi membri si sta esaurendo.

Tutti contro Orbán, tranne Salvini

Unanime il coro di critiche a Orbán in Italia. Unica eccezione, il vice-premier Matteo Salvini, che pochi secondi dopo la notizia dell’addio, ha postato su X: “Scelta di giustizia e libertà, di sovranità e coraggio”.

A Salvini ha risposto da Valencia l’altro vice-premier del governo Meloni, Antonio Tajani, che ha preso subito le distanze dal leader leghista: “L’opinione dell’Ungheria è un’opinione legittima. Quella di Salvini è una sua opinione. Io non devo commentare le opinioni di tutti. Io ho opinioni differenti e credo che l’Italia debba “rimanere nella Cpi”, ha aggiunto. Per Tajani, poi, esiste un problema Ungheria: “lo è da un po’, un caso Ungheria nell’Ue. Hanno pure aperto la procedura dell’art. 7. Non è una novità”.

Gli europarlamentari M5s: l’Ungheria fuori dall’Ue

Per gli europarlamentari M5s l’ultimo strappo di Orbán è la goccia che fa traboccare il vaso, tanto da chiedere l’espulsione del Paese dall’Unione: “Nell’Ungheria di Orbán dei valori europei non c’è più traccia, è arrivato il momento di metterlo alla porta”.

E circa il ritiro dalla Cpi, i pentastellati sono chiarissimi: “Rappresenta un brutale attacco al diritto e alla legalità internazionale. Esprimiamo solidarietà ai giudici della Corte penale vittime da mesi di una grave propaganda che cerca di delegittimarne il lavoro. Salvini e tutti gli accoliti di estrema destra oggi esultano per questa vittoria di Pirro, a loro ricordiamo che il rispetto del diritto internazionale serve a perseguire crimini di guerra, torture, stragi e violenza contro cittadini, minoranze etniche e intere popolazioni, esattamente quello che l’esercito israeliano sotto il comando di Netanyahu sta facendo a Gaza”.