Senza censura

Lungomare pedonale di Napoli. Storia di un bene di tutti

Il lungomare liberato di Napoli come nacque? Nel 2011, risolta l’emergenza rifiuti e in poche settimane dalla mia elezione.

Lungomare pedonale di Napoli. Storia di un bene di tutti

Il lungomare liberato di Napoli come nacque? Risolta l’emergenza rifiuti in poche settimane dalla mia elezione, l’immagine di Napoli, nel 2011, era ancora pessima nel mondo: rifiuti e Gomorra. Decidemmo di portare a Napoli l’America’s Cup di vela e ci riuscimmo. Serviva anche per mostrare al mondo le immagini di una città pulita e vincente. Fu un successo clamoroso nella primavera del 2012 poi ripetuto nel 2013. Per realizzare il villaggio sportivo sul lungomare dovemmo pedonalizzare via Caracciolo e via Partenope.

Quando il primo giorno del dispositivo pedonale arrivai dal Vomero a piedi verso il mare, in una giornata nitida di sole, vidi un’immagine bellissima e inedita: decine di migliaia di persone che camminavano, andavano in bici, sui pattini, con lo skateboard, artisti di strada, bambini che correvano, ragazzi che giocavano, persone di tutti i quartieri mescolarsi felici. Finito l’evento, i giornalisti mi domandarono: “Sindaco adesso riapre il lungomare? Certo risposi, lo lascio aperto per i pedoni, la cultura, lo sport e lo chiudo definitivamente alle auto”.

Tanti felici, soprattutto ambientalisti, inizialmente chiaramente problemi di traffico nelle strade attorno per abituarsi, commercianti della ristorazione infuriati perché perdevano gli utenti da seconda e terza fila che consumavano tra caos e smog con birra sul cofano. Fui contestato duramente da un pezzo di città, ma non mollai perché sapevo dove ci avrebbe portato quella visione di Napoli.

Il lungomare liberato è stato l’inizio della rivoluzione culturale e turistica che ci ha portato ad essere primi in Italia. I ristoratori che protestavano e che poi con il tempo hanno riconosciuto il loro errore sono passati da pochi dipendenti a decine di dipendenti: il lungomare liberato è stato anche un fattore di crescita economica impressionante, di lavoro e di economia circolare. E quanti eventi: la discoteca più grande d’Italia all’aperto l’ultimo dell’anno, la coppa Davis alla rotonda Diaz, il giro d’Italia, le Universiadi, il Papa e soprattutto milioni di persone che hanno riscoperto un luogo in cui vivere, sentire il mare, fare sport e cultura, rivedere i colori del paesaggio senza smog. E poi ci siamo conquistati circa venti milioni di fondi nazionali per riqualificare il lungomare liberato.

È per Napoli uno dei simboli di una rivoluzione politica, amministrativa, culturale e civica, ostacolata da salotti opulenti che non volevano che diventasse un bene comune per il popolo, dalla vecchia politica e da pochi cittadini senza visione.