Marcon: “Gestione fallimentare del Pnrr Da occasione per l’Italia si è trasformato in un peso”

Parla il portavoce della Campagna Sbilanciamoci, Giulio Marcon: "Il ruolo dei giudici contabili è cruciale e va tutelato".

Marcon: “Gestione fallimentare del Pnrr Da occasione per l’Italia si è trasformato in un peso”

Il governo sta pensando di limitare i poteri di controllo della Corte dei conti sul Pnrr. Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci, che ne pensa?
“È una scelta sbagliata quella del governo perché il controllo quando è fatto nelle giuste forme è sempre uno strumento importante per migliorare l’attività della realizzazione delle opere e ovviamente è uno strumento fondamentale per garantirne la trasparenza e la buona gestione. Una scelta sbagliata che rischia di produrre opacità e irregolarità. Il ruolo della Corte dei conti è fondamentale e va garantito e tutelato in tutti i modi”.

Il governo è in ritardo nella realizzazione del Piano. Rischiamo di perdere i fondi?
“Il rischio c’è, e questo è il primo problema. Il secondo rischio è che si cerchi un escamotage, e non si sa se sarà poi effettivamente concesso dall’Europa, per affidare alle imprese una parte dei questi fondi per la gestione di una serie di interventi. Questo sarebbe molto grave e certificherebbe il fallimento del ruolo dello Stato e della Pubblica amministrazione. Tutto questo succede perché ci sono degli evidenti ritardi e c’è stata una sottovalutazione da parte di questo governo sulla realizzazione del Piano. Anche lo smantellamento della struttura centrale e la fuga di molti esperti testimoniano in qualche modo le conseguenze di scelte che non vanno nella giusta direzione”.

Da occasione irripetibile il Pnrr pare essere diventato un’insidia.
“Il Piano era e potrebbe essere una grande occasione per l’Italia. Una parte di questi soldi sono a fondo perduto e un’altra dev’essere restituita a tassi molto bassi, dunque si tratta di un’occasione importante. E che questa diventi una sorta di macigno e di peso è sintomo di una gestione nella realizzazione del Piano che sta andando male. In questi mesi è mancato il rispetto delle tappe che avevamo concordato con l’Europa. Peraltro avevamo avuto negli scorsi decenni un’esperienza sulla gestione dei fondi europei problematica e tutto questo doveva essere di insegnamento per questa occasione storica che abbiamo ora. Ci sono molti più soldi del Piano Marshall. Ma questo insegnamento mi pare non sia stato raccolto e ci troviamo coi soliti problemi”.

Il governo però continua con lo scaricabarile.
“Questo dare la colpa a chi c’era prima è uno sport nazionale. Nel governo precedente c’erano forze politiche che sono anche in questo governo e dunque erano pienamente responsabili delle scelte e consapevoli dei tempi stabiliti. Potevano accorgersi prima dei problemi se c’erano. C’è malafede in questo scaricabarile. La gestione del ministro Raffaele Fitto è stata assolutamente sbagliata nella gestione del Pnrr rispetto alla tecnostruttura, alle scelte quotidiane nella realizzazione del Piano. Insomma c’è molta improvvisazione e molta lentezza, quest’ultima determinata anche da conflitti all’interno del governo rispetto alle priorità e alla necessità di fare presto e bene”.

Che ne pensa della stretta monetaria della Bce?
“Credo che questa aggressività abbia dei costi enormi dal punto di vista della ripresa economica e anche del lavoro. Per questo riteniamo debba essere allentata, dovrebbe esserci meno dogmatismo rispetto all’azzeramento o quasi dell’inflazione e si dovrebbe dare più respiro alle politiche di sviluppo e di crescita che rischiano di essere fermate”.
Il governo ha scelto la moderazione salariale contro quella che ha definito una pericolosa spirale salari-prezzi.
“Direi che in Italia abbiamo salari tra i più bassi in Europa. Salari che sono cresciuti pochissimo in questi decenni nonostante la crescita dell’economia. Nell’ultimo quadrimestre del 2022 i profitti sono saliti di quasi il 2% e il potere d’acquisto dei salari è sceso del 3,7%. Tra l’altro molti economisti ci ricordano che una delle cause dell’inflazione è la crescita dei profitti e non dei salari. E questa è una beffa per i lavoratori. Aumenta l’inflazione e a rimetterci sono loro laddove poi si scopre che l’aumento dei prezzi è dovuto all’aumento dei profitti. Io questa spirale non la vedo. Vedo invece persone che rischiano di non arrivare neanche alla seconda settimana”.

Può essere una strada quella di tassare gli extra-profitti?
“Sì. I profitti sono saliti molto negli anni della pandemia e anche in alcuni comparti durante l’emergenza guerra. Durante la pandemia sono cresciuti quelli della industria farmaceutica, della logistica, dei servizi, del settore alimentare. Se prendiamo l’Italia durante i due anni di pandemia i patrimoni dei 50 più ricchi sono cresciuti del 30% e i poveri sono aumentati di un milione. C’è un problema di disuguaglianze enorme. Poi ci sarebbe da discutere della tassa sui grandi patrimoni, sulle grandi eredità, sulla tobin tax. Abbiamo bisogno di una politica di giustizia fiscale che porti a ridurre le tasse ai lavoratori e le aumenti a chi si è arricchito e ha grandi patrimoni”.

La premier ha parlato di pizzo di Stato a proposito di lotta all’evasione nei confronti dei piccoli commercianti.
“Già nella legge di Bilancio c’erano misure non sull’evasione fiscale ma per l’evasione. Con questi atteggiamenti della premier e di altri esponenti della maggioranza si rischia di incentivare comportamenti illegali di una parte della società sia ai piani alti che a quelli bassi. Noi abbiamo bisogno che tutti paghino le tasse, che tutti rispettino la legge. L’evasione non può essere mai legittimata e giustificata. Si tratta di parole gravi anche perché provengono dalla premier che è la principale responsabile delle politiche del governo”.

 

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