Tutti in fila su Marte. Ma c’è “spazio” pure per l’Europa? La distanza da Usa e Cina è evidente. Però si può accelerare. Anche con l’Esa

La Nasa poche settimane fa ha fatto volare il primo drone su Marte e si prepara a riportare l’uomo sulla Luna, con tanto di scaramucce tra Elon Musk e Jeff Bezos.

Tutti in fila su Marte. Ma c’è “spazio” pure per l’Europa? La distanza da Usa e Cina è evidente. Però si può accelerare. Anche con l’Esa

La Nasa poche settimane fa ha fatto volare il primo drone su Marte e si prepara a riportare l’uomo sulla Luna, con tanto di scaramucce tra Elon Musk e Jeff Bezos. La Cina sabato ha fatto atterrare il suo rover Zhurong sul pianeta rosso. I russi hanno annunciato che a ottobre inizieranno a girare un film sulla Stazione Spaziale Internazionale, con grande disappunto di Tom Cruise che voleva essere il primo attore a compiere una simile impresa. Usa, Nasa, Musk, Bezos, Cina, Russia. E l’Europa?

CINQUE PRIORITÀ. L’Agenzia Spaziale Europea sta pianificando il suo futuro. Il 7 aprile il direttore generale Josef Aschbacher ha pubblicato l’Agenda 2025, in cui delinea cinque priorità. Il documento è ambizioso e suggestivo. Nell’introduzione si immagina che per il 2035 l’Europa sarà a un passo dal lanciare un’astronauta donna su Fobos, una delle lune di Marte, avrà mappato numerosi esopianeti con atmosfere simili alla nostra, sarà all’avanguardia con la robotica per la rimozione dei detriti spaziale e avrà un sistema di navigazione satellitare al quale saranno collegati un trilione di oggetti tra dispositivi mobili e veicoli.

Dall’archivio: Morire per Marte? Sarà dura diventare multiplanetari. L’uomo ha sempre cercato di esplorare. E farlo nello Spazio può essere vitale.

Superati i sogni introduttivi, si diventa realisti: l’Europa sta rischiando di perdere il treno della New Space Economy, come perse quello delle dotcom, del Big Tech e dell’Intelligenza Artificiale. Per l’Europa “il tempo di agire è ora”. Solo con uno sforzo unitario e coordinato delle nazioni del continente si potrà avere successo, perché “investire sullo spazio è investire sul futuro dell’Europa”. Per cui ecco le cinque priorità.

L’ITALIA PUÒ FARE MOLTO. La prima è rafforzare le relazioni e la cooperazione tra l’ESA e la UE. La seconda è incentivare la commercializzazione del settore spaziale. Nel 2019 i fondi privati per le startup spaziali in USA sono stati 5 miliardi di euro, in Europa 188 milioni. Un gap mostruoso. L’ESA propone di rendere più facile l’accesso al capitale mantenendo da un lato la richiesta pubblica molto alta e dall’altro assicurando una maggiore sinergia con gli investitori.

Per farlo l’ESA inizierà a offrire la sua partnership e la sua consulenza anche a fondi di venture capital e business angel, di modo che questi ultimi si concentrino sui rischi finanziari ed economici, lasciando all’ESA le valutazioni tecnico-scientifiche. Una bella iniziativa accompagnata dagli impegni di tagliare drasticamente la burocrazia dei contratti e degli appalti sotto il milione di euro e di aprire i laboratori a startup e pmi.

La terza priorità è la sicurezza, intesa come sicurezza degli Stati, dei cittadini, dell’accesso alle risorse e alle attività economiche spaziali. La quarta priorità è perseguire programmi sfidanti. L’elenco proposto è affascinante: nuove tecnologie di trasporto spaziale con motori riutilizzabili, stampati in 3D e dotati di intelligenza artificiale, il quantum computing, il lancio dei satelliti Galileo di seconda generazione, la ricerca di esopianeti abitabili.

Per cogliere queste sfide l’ESA lancerà tre iniziative di ricerca e sviluppo: propulsioni innovative, servizi e costruzioni in orbita, tecnologie quantiche. La quinta priorità riguarda l’evoluzione dell’ESA che deve diventare più trasparente, efficiente ed aperta. Sarà implementata una piattaforma per uso interno ed esterno, sarà nominato un consigliere per il clima e la sostenibilità che affiancherà il direttore generale, si varerà un piano di assunzioni di giovani menti per compensare i pensionamenti.

La visione dell’ESA è solida e ancorata alla realtà. Se c’è la consapevolezza di essere in una posizione subalterna rispetto a USA e Cina, c’è anche la proposta di una ricetta oculata per iniziare a colmare il divario. Le scelte di oggi determineranno le potenzialità europee tra 10 anni. La vera incognita? È sempre la stessa. L’Europa saprà agire come un unico soggetto politico per un superiore interesse comune o sarà vittima dei, pur comprensibili, egoismi nazionali? Lo scopriremo presto.

Per domande, curiosità, suggerimenti: pietro@infinitimondi.space