Il mea culpa dell’Arma. Svolta nel caso Cucchi. Il Comandante Nistri scrive alla famiglia: “Provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri”

Lettera del comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri, ai familiari di Stefano Cucchi

“Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”. E’ quanto scrive il comandante generale dei Carabinieri, Giovanni Nistri, in una lettera di quattro pagine inviata l’11 marzo scorso ai familiari di Stefano Cucchi, il geometra romano morto dopo il suo arresto e un pestaggio il 22 ottobre 2009.

“Abbiamo la vostra stessa impazienza – scrive il generale Nistri – perché il vostro lutto ci addolora da persone, cittadini, nel mio caso, mi consenta di aggiungere: da padre. Comprendiamo l’urgenza e la necessità di giustizia, così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del grado di colpevolezza di ciascuno”. Ciò, aggiunge il comandate dell’Arma, varrà per il processo in corso alla Corte d’Assise e “indefettibilmente per la nuova inchiesta avviata dal pubblico ministero, ora nella fase delle indagini preliminari”.

Parla di un momento “emotivamente molto forte” la sorella di Cucchi, Ilaria, riferendosi al contenuto della lettera pubblica questa mattina in esclusiva dal quotidiano Repubblica. “Perché – aggiunge – è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi. La lettera del generale Nistri è tornata a scaldarmi il cuore. A scacciare il senso di abbandono che ho vissuto in questi nove anni. Oggi finalmente posso dire che l’Arma è con me”.

“So che nulla è ancora deciso – aggiunge Ilaria Cucchi -. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l’ipotesi sia concreta – spiega -. Sarebbe bellissimo. E soprattutto, vero. Perché, come scrive Nistri, mio fratello è morto ma ad essere lesa, insieme alla sua vita e a quella della mia famiglia, è stata anche l’Arma e i suoi centomila uomini cui la lettera fa riferimento”.