Meloni che piega Orbán L’ultima balla a rotative unificate. Elogi per la mediazione di Giorgia ma è Viktor che ha fregato l’Ue

Meloni che piega Orbán L’ultima balla a rotative unificate. Elogi per la mediazione di Giorgia ma è Viktor che ha fregato l’Ue

Meloni che piega Orbán L’ultima balla a rotative unificate. Elogi per la mediazione di Giorgia ma è Viktor che ha fregato l’Ue

Se sul supporto all’Ucraina si è arrivati all’accordo tra i 27, piegando le resistenze del solito riluttante Viktor Orbán, è solo grazie alla mediazione Giorgia Meloni. Questa l’incredibile tesi che oggi campeggia sui principali quotidiani italiani, con davvero pochissime eccezioni, dove ci si spreca in elogi per la premier italiana dimenticando, però, che non è di certo la prima volta che l’Ungheria alza i toni, minaccia veti e alla fine acconsente alle richieste di Bruxelles.

Una dinamica vista e rivista già nelle precedenti legislature in cui, è bene ricordarlo, Fratelli d’Italia era all’opposizione. Insomma a dispetto di quanto sostengano i giornaloni, non c’è nulla di nuovo e c’è anche da dubitare sul determinante contributo portato dalla Meloni perché appare molto più probabile che a convincere il primo ministro magiaro non sia stata la premier quanto lo sblocco dei tanti miliardi di euro con cui l’Ue di Ursula von der Leyen teneva in scacco Budapest.

I titoloni

Eppure la cosa sembra sfuggita a quasi tutti i media nostrani che, al contrario, hanno ingiustamente beatificato la premier. “Aiuti all’Ucraina, Orbán vota sì. Europa compatta, la mediazione di Meloni”, è questo il titolo che compare in prima pagina sul Corriere della Sera. Tono trionfalistico espresso anche da La Stampa che in prima pagina si lancia in un eloquente: “Italia e Francia convincono Orbán” e dal Messaggero secondo cui “Fondi a Kiev, accordo in Europa. Meloni convince Orbán: Evitate divisioni”.

Per Il Riformista, il cui direttore editoriale è il leader di Italia Viva Matteo Renzi, si va ancora oltre tanto che, per il quotidiano la vittoria della premier appare indiscutibile visto che, sempre in prima pagina, giganteggia il titolo: “Promessi sposi. Orbán nell’angolo, Meloni la spunta”. Davanti a un simile spettacolo offerto da giornali che sono solitamente più sobri, non sorprende come i quotidiani di area centrodestra siano stracolmi di applausi. Secondo il Giornale “Meloni mette d’accordo l’Europa e Orbán.

Sì agli aiuti a Kiev, lui entra nei Conservatori” mentre per Libero, nell’editoriale firmato da Pietro Senaldi, “Su Kiev l’Europa salva la faccia grazie a Meloni” in cui si arriva perfino a sostenere la tesi che il presunto filoputinismo di Orbán, da tanti ritenuto come il motivo per cui Budapest si mette sovente di traverso con l’Ue in fatto di supporto a Volodymyr Zelensky, sia soltanto una fake news. Un coro all’unisono in cui non manca La Verità con un editoriale in prima pagina in cui si legge: “La Meloni convince Orbán sui fondi. Lui confida: Entro nel suo gruppo”.

La vera trattativa

Applausi a scena aperta che però, come detto, sembrano immeritati perché si scontrano con la realtà dei fatti che appare ben diversa. La vera partita giocata dal primo ministro magiaro, infatti, verte integralmente sul ‘tesoretto’ dei fondi europei destinati al suo Paese e bloccati per via delle tante violazioni dello Stato di Diritto perpetrate in Ungheria. Si parla di 22 miliardi di euro di fondi di coesione per il periodo di programmazione 2021-2027 e di 10,4 miliardi di euro del Pnrr nazionale.

Di questi, come noto, a dicembre ne erano già stati sbloccati 10,2 miliardi del fondo di coesione e altri 900 milioni del Pnrr ungherese dopo che, letteralmente in extremis, era arrivato il via libera all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea da parte dell’Ungheria dopo settimane in cui aveva minacciato il veto. Una concessione, quella, che era arrivata non per via di chissà quale intervento ‘magico’ di chicchessia ma dalla decisione del leader di Budapest, il quale fino all’ultimo si è professato contrario, di lasciare l’aula al momento del voto.

Che le cose stiano così lo scrissero tutti, perfino Il Giornale, come si può leggere sul sito web del quotidiano della famiglia Angelucci, con un titolo eloquente spiegava: “Svolta Ue, via libera a Kiev. Il trucco di Orbán sul voto. Sì ai negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Il leader ungherese, unico contrario, esce dall’aula: Scelta concordata”. Ed è proprio nel filone di questo continuo braccio di ferro con Bruxelles sui fondi bloccati che si deve iscrivere il via libera arrivato giovedì sul supporto a Kiev. Insomma la Meloni avrà pure agevolato la trattativa ma di sicuro non è stato il suo intervento a risolvere la partita.

Del resto la premier italiana nelle sue interlocuzioni con Orbán non è andata oltre alla promessa di concedere a Fidesz, il partito del premier magiaro, di entrare nella grande famiglia dei Conservatori europei di cui Giorgia è presidente. Invito, accolto ieri a tarda sera da Orbán, che non è di certo una novità visto che se ne parla da mesi e che tutti i principali esperti di politica europea lo davano per fatto al punto che si attendeva soltanto il via libera definitivo.