“Meloni fa solo propaganda, serve subito il salario minimo”: parla Barzotti (M5S)

“La proposta leghista sugli stipendi è solo una boutade per riconquistare terreno all’interno della coalizione”: parla Barzotti (M5S).

“Meloni fa solo propaganda, serve subito il salario minimo”: parla Barzotti (M5S)

Secondo un sondaggio del Sole 24 Ore più del 60% degli italiani ritiene il suo stipendio inadeguato a far fronte all’inflazione; la stessa inflazione percepita è al 10%; di conseguenza il 50% degli intervistati ha detto di aver tagliato i consumi. Un’ulteriore conferma che le famiglie stentano.
Valentina Barzotti, capogruppo M5S in commissione Lavoro alla Camera, che ne pensa?
“Davanti alla rilevazione dell’Eurostat che dice che nel nostro Paese il 9% dei lavoratori full time è povero, e a quella dell’Istat secondo cui le retribuzioni contrattuali reali di marzo 2025 sono ancora inferiori dell’8% rispetto a quelle di gennaio 2021, solo una destra che ha fatto della propaganda la sua cifra stilistica può parlare di ‘cambio di rotta sui salari’. A differenza di Giorgia Meloni che vive rinchiusa nei Palazzi, quando gli italiani vanno a fare la spesa o a pagare le bollette devono fare i conti con l’amara realtà. Oggi più che mai serve il salario minimo. Il niet di FdI-Lega-FI non è un danno per il M5S: sono i cittadini a pagare le conseguenze della loro astrusa contrarietà”.

Di quali record parla allora Meloni?
“Sicuramente non di quello delle ore di cassa integrazione, che oggi sono più del doppio rispetto al periodo pre-Covid; non delle 3 persone che ogni giorno perdono la vita sul lavoro; non della produzione industriale in calo da 25 mesi di fila, con il numero di lavoratori a rischio a causa delle crisi aziendali esploso negli ultimi due anni solo per fare degli esempi. Nel ‘fantastico mondo di Giorgia’ è tutto un susseguirsi di successi ma la verità è che, dalla politica industriale a quella estera, la premier sta collezionando un fallimento dopo l’altro. Per lei e i suoi oggi conta solo il giudizio delle tanto avversate agenzie di rating: è un tutto dire…”.

L’8 e il 9 giugno ci sono i referendum sul lavoro. Che farete?
“Ci siamo schierati convintamente a favore dei 4 quesiti proposti dalla Cgil. Cancellare il Jobs Act significa posare la prima pietra per ridare dignità al lavoro. Tale provvedimento si è inserito nel solco delle peggiori leggi varate dagli Anni ’90, alimentando la balla liberista secondo cui più flessibilità significa più lavoro. Al contrario di FdI noi invitiamo tutti i cittadini a recarsi alle urne. I referendum sono la massima espressione della democrazia diretta, un’occasione da non mancare”.

La maggioranza litiga pure sui salari. La Lega ha presentato la sua proposta, Fratelli d’Italia l’ha stoppata. Che ne pensa della proposta del Carroccio e del fatto che il governo non riesca ad affrontare in maniera unitaria la questione salariale?
“Fa sorridere che la proposta arrivi dal partito che con il ministro Giorgetti predica la ‘moderazione salariale’ e vorrebbe reintrodurre le gabbie salariali. Insieme al resto della maggioranza, in questi due anni e mezzo la Lega ha sempre votato contro ogni proposta del M5S per far crescere il potere d’acquisto degli italiani. Questa non è che l’ennesima boutade dei salviniani per riconquistare terreno all’interno della coalizione, un becero tentativo propagandistico sulla pelle dei cittadini”.

La strage sul lavoro non si arresta. Tre operai ieri hanno perso la vita sul posto di lavoro.
“È una strage senza soluzione di continuità. Serve varare un Piano straordinario che preveda interventi come, ad esempio, la formazione continua e partecipata, la piena attuazione del diritto all’autotutela dei lavoratori, l’istituzione di una Procura nazionale specializzata e l’introduzione dell’omicidio sul lavoro. Se le risorse annunciate da Meloni alla vigilia del 1° maggio non saranno accompagnate da misure concrete in materia si tratterà, ancora una volta, di pura demagogia”.