Meloni non sale sul Carroccio e dialoga con Conte. Giorgia lascia la propaganda all’alleato, a destra la vera leader è lei

Rispetto ai toni e agli atteggiamenti provocatori del leader della Lega Matteo Salvini, che ogni giorno spara a salde contro il governo Conte, accusando persino il premier di non aver ottenuto nulla in sede di trattativa europea e arrivando a negare il fatto che il coronavirus sia ancora presente nel nostro Paese, Giorgia Meloni mostra un mood più responsabile. Collaborativo addirittura. Certo non mancano le prese di distanza dall’esecutivo: sulla proroga dello stato di emergenza si mostra molto critica, per usare un eufemismo (parla di deriva liberticida), ma del resto FdI è saldamente all’opposizione, “Io particolari alleanze con questo governo non ne ho in testa, prima va a casa meglio è”, sottolinea, ma prova comunque a tessere un dialogo con Conte. Con una lettera al Foglio apre ad un via libera al nuovo scostamento di bilancio da 25 miliardi di euro sostenendo che il suo partito “è pronto a fare la sua parte. Dopo aver dimostrato grande responsabilità crediamo sia giunto il momento che sia il governo a dare prova della sua: chiediamo di saper prima come Conte intende utilizzare queste risorse”, specifica Meloni.  L’offerta di collaborazione è infatti “vincolata” ad un patto basato su almeno 4 paletti chiari: lavoro, fisco, imprese e aiuto alle persone in difficoltà. Per quanto riguarda il primo punto una proposta è quella di “affiancare alla cassa integrazione forme di premialità per chi non vi ricorre, per gli imprenditori che “resistono”. Poi ci sono una “super deduzione del costo del lavoro” e l’abolizione o sospensione del “decreto Dignità”. In ambito fiscale si propone di intervenire per posticipare e ridurre le tasse”, di “unificare gli anni fiscali 2019/2020 per le imprese danneggiate dal Covid-19” e  il “sostegno diretto del tessuto produttivo con un contributo a fondo perduto legato ai versamenti Iva, consentendo ai beneficiari di trattenere direttamente il 50 per cento dell’Iva sul fatturato dell’anno 2020, fino a un importo massimo di 100mila euro. Infine, l’ultimo paletto riguarda quelli che la leader di FdI definisce gli aiuti alle persone in difficoltà: “Il Reddito di emergenza (Rem) e il Reddito di cittadinanza (Rdc), andrebbero eliminati per confluire in un unico fondo volto a garantire a famiglie e soggetti in difficoltà un assegno di solidarietà universale da 300 euro per un anno, aumentato di 250 euro per ogni figlio a carico”.