Meloni teme le contestazioni, fuga dalla piazza per Borsellino

Meloni non andrà a tutte le manifestazioni in ricordo di Paolo Borsellino: fuga dalla piazza perché teme le contestazioni.

Meloni teme le contestazioni, fuga dalla piazza per Borsellino

Dopo aver detto per giorni che non sarebbe mancata alle commemorazioni serali per le vittime della strage di via D’Amelio, alla fine la premier Giorgia Meloni si è dovuta arrendere. Lo ha fatto ieri pomeriggio quando ha comunicato in via ufficiale che, suo malgrado, non potrà partecipare all’evento a cui, fino ad oggi, non era mai mancata e a cui teneva tanto.

Il dietrofront di Meloni

“Non sono mai mancata alle commemorazioni di Paolo Borsellino e non mancherò neanche quest’anno”, è quanto aveva ripetuto domenica da Pompei, ma nel volgere di 24 ore le cose sono cambiate. Troppo grande il rischio di incappare in qualche contestazione da parte di quanti hanno a cuore le battaglie del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Trainaed Emanuela Loi, che hanno mal digerito le recenti affermazioni del ministro Carlo Nordio e di esponenti di punta di Forza Italia, tra cui il vice ministro della Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, che hanno paventato una possibile riforma del reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Ed evidentemente non sono bastate neanche le rassicurazioni della Meloni che nei giorni scorsi ha provato a gettare acqua sul fuoco – rimettendo in riga il guardasigilli – affermando che la questione non è all’ordine del giorno. Del resto i palermitani sono pronte a far valere le proprie ragioni. Il più agguerrito di tutti è Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia e animatore del movimento delle agende rosse, che nei giorni scorsi ha messo le cose in chiaro: “Non vogliamo che ci siano avvoltoi in via D’Amelio, ipocriti che portino corone e onori fasulli”. E ancora: “Ho giurato che non avrei più permesso simboli di morte laddove c’è l’Albero della pace voluto da mia madre e dove intendo realizzare un Giardino della pace”.

A spiegare a chi si riferisca è lo stesso Salvatore: “Le esternazioni del ministro Nordio, al di là del loro esito, hanno mostrato la volontà di demolire la legislazione pensata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dare gli strumenti necessari a combattere la criminalità organizzata. Non deve essere consentito”. “Se avrò modo di incontrare il premier Meloni le vorrei chiedere come si concilia il suo entrare in politica dopo la strage di via D’Amelio e la morte di Paolo Borsellino e le esternazioni di un suo ministro che promette di smantellare la legislazione antimafia di Giovanni Falcone attaccando proprio l’articolo del concorso esterno in associazione mafiosa eliminando il quale la quasi totalità dei processi per mafia verrebbero ad essere annullati” ha insistito Salvatore concludendo: “Da Meloni non mi aspetto parole ma fatti. Lo censuri o la faccia uscire dal governo”.

Critiche all’indirizzo della premier che sono piovute anche dalle opposizioni con la senatrice M5s Barbara Floridia che intervenendo a RaiNews24 ha spiegato: “Il disegno complessivo sulla giustizia del governo ci preoccupa moltissimo, si stanno sfaldando presidi di legalità conquistati faticosamente in passato. Questo Paese non può permettersi di fare alcun passo indietro sul fronte della tutela della legalità e della lotta al crimine organizzato: siamo alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio ed è vitale evitare di dare segnali di cedimento da parte dello Stato sul fronte del contrasto alle mafie”.

La stessa poi ha precisato che “ci troviamo nuovamente a dover contrastare con forza le prese di posizione preoccupanti su questo tema del ministro Nordio, che non è la prima volta che si avventura in dichiarazioni molto pericolose per poi essere costretto a fare retromarcia. Sul fronte della giustizia e della tutela della legalità troverà nel Movimento 5 Stelle un muro. Per noi tutte le misure in materia di antimafia e di anticorruzione vanno rafforzate e non certo messe a rischio o smantellate”. Insomma capita la malaparata, la premier ha deciso – e comunicato – che sarà presente questa mattina a Palermo per deporre una corona di alloro all’ufficio scorte della caserma Lungaro e poi presiederà un comitato per l’ordine e la sicurezza. A quel punto potrebbe tenere un punto stampa per affermare che il suo governo non farà passi indietro nella lotta alla mafia e rimarcando il suo dispiacere per essere stata costretta a dare forfait alla manifestazione serale organizzata dalle destre.

Italia divisa anche sulla lotta alla mafia

Quel che è certo è che il 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio da momento di aggregazione per tutto il Paese, è diventata la prova delle divisioni che lo spaccano in due. Oltre alle commemorazioni ufficiali a cui prenderanno parte gli esponenti principali delle istituzioni italiane, si terranno due eventi distinti e che rappresentano due mondi ormai agli opposti. Da un lato la manifestazione organizzata dal cartello di associazioni e movimenti, incluse le Agende Rosse di Salvatore Borsellino, che hanno promosso un corteo all’insegna dello slogan “Basta Stato Mafia” che partirà dall’albero Falcone arrivando fino a via D’Amelio dove si è consumata la strage, mentre dall’altra parte si terrà la tradizionale fiaccolata promossa ogni anno dalla destra.

Divisioni che fanno male e che vengono acuite quotidianamente da questo esecutivo che governa tenendo a mente soltanto il proprio elettorato, ignorando tutti quelli che non gli hanno accordato il voto e che meriterebbero una maggiore considerazione.