Meno aiuti a chi è più povero. Ecco la scuola modello Lombardia

In Lombardia bonus maggiori per le famiglie con Isee elevato. Assist agli istituti paritari che moltiplicano gli iscritti.

Meno aiuti a chi è più povero. Ecco la scuola modello Lombardia

“Dal Pnrr erano escluse le scuole paritarie perché non venivano considerate al pari di quelle pubbliche. Abbiamo fatto in modo, invece, che vi fossero 150 milioni di euro per le paritarie. Ai fondi si accederà tramite avviso che condivideremo con le associazioni già questa settimana”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, intervenendo lunedì al convegno su ‘Presente e futuro della scuola paritaria, tra sfide e nuove opportunità’, all’Università Cattolica di Milano.

In Lombardia bonus maggiori per le famiglie con Isee elevato. Assist agli istituti paritari che moltiplicano gli iscritti

Il titolare di viale Trastevere non poteva scegliere location migliore: in Lombardia, infatti, ci sono – fonte l’Ufficio scolastico regionale – 2.551 istituti paritari (di ogni ordine e grado), con le scuole superiori che scoppiano di salute, tanto da aver aumentato gli iscritti negli ultimi cinque anni del 18,9%. Saldo positivo anche per le scuole medie nello stesso periodo (+9%), mentre è rimasto stabile il numero di alunni nelle elementari paritarie, sceso invece dell’11% in quelle statali. A fare della Lombardia il regno delle scuole paritarie è sempre stata la Regione che già dai tempi della presidenza di Roberto Formigoni, che elargisce fondi agli istituti privati, gestiti per la quasi totalità da cattolici, prima col “Buono scuola”, in seguito con la “Dote Scuola”.

Nel 2017 una denuncia dell’allora portavoce regionale del M5S Paola Macchi, evidenziò come “la Lombardia ha stanziato 20 milioni di euro (esclusivamente fondi regionali), destinati alle famiglie che iscrivono i propri figli alla scuola paritaria, e solo 11,1 milioni, tra l’altro in gran parte costituiti da contributi statali (8,5 milioni), per le famiglie che scelgono gli istituti statali”. “I 20 milioni per le paritarie, destinati a famiglie con un reddito (Isee) da 0 a 40 mila euro, finanziano gli alunni dalla scuola primaria alla quinta superiore”, spiegava quindi Macchi, che entrava poi nei dettagli: “In particolare, le famiglie che rientrano nella fascia più alta, con Isee da 28 a 40 mila euro, ricevono 300 euro per la primaria, 1000 per le medie e 1300 euro per le superiori.

Tra 28 e 40mila euro chi ha figli alle superiori prende 1.300 euro contro 240 euro alle fasce più basse

Le famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole pubbliche, con Isee da 0 a 5 mila euro, quindi nuclei familiari in grossa difficoltà, famiglie povere, ricevono zero per la scuola primaria, 120 euro per le medie e 240 euro per le superiori ma, solo per la scuola dell’obbligo, quindi primo e secondo anno. Questo per la fascia più bassa, per la fascia più alta, ovvero le famiglie con Isee fino a 15.454 euro, ricevono ancora zero per la primaria, 90 per le medie e 130 per le superiori dell’obbligo”. Insomma, “più siete poveri e meno vi aiutiamo”. Difficile non essere d’accordo: “è questo quello che dice chiaramente, numeri alla mano, la politica della scuola di Regione Lombardia”, concludeva non a caso l’esponente pentastellata regionale.

Le cose da allora non sono cambiate affatto. Per l’anno scolastico 2023-2024 la cossiddetta “Dote scuola” di Regione Lombardia è stata di 48 milioni di euro, la metà dei quali, 24 milioni, destinati al “Buono scuola”, il contributo per il pagamento della retta di una scuola paritaria o pubblica. Nel 2000 fu proprio la giunta regionale presieduta da Formigoni a promuovere e realizzare la sperimentazione su larga scala di un “buono scuola” finalizzato, in modo esplicito, a favorire la scelta delle scuole non statali paritarie da parte delle famiglie residenti in Lombardia. Il “buono”, ricorda non a caso il professor Tommaso Agasisti in un articolo su lavoce.info,aveva un importo significativo: il 25 per cento della retta, con un massimale di 1.250 euro per figlio. Allo stesso tempo, i requisiti per l’accesso erano piuttosto larghi: di fatto, la maggioranza delle famiglie che optava per una scuola non statale riceveva il contributo.