Migranti, l’Europa boccia l’Europa. L’Italia è stata lasciata da sola. La Corte dei Conti Ue contro la Commissione Juncker. Risultati deludenti, dai rimpatri alla redistribuzione

Era il 2017. Già allora la Corte dei conti europea interveniva sull’attuazione del sistema di accoglienza dei migranti partendo soprattutto dai Paesi più “esposti”: Grecia e Italia. In quella circostanza i magistrati contabili rivolgevano alla Commissione europea diretta da Jean-Claude Juncker undici raccomandazioni. Ebbene: di quelle undici raccomandazioni, ne sono state attuate oggi soltanto sei. È questo il quadro tratteggiato dalla Corte in un report aggiornato che fa il punto sui vari aspetti dell’accoglienza: dagli hotspot passando per l’utilizzo dei finanziamenti europei fino ad arrivare all’asilo e ai ricollocamenti. Secondo la Corte, che “ha valutato se l’azione di sostegno alla Grecia e all’Italia finanziata dall’Ue avesse conseguito gli obiettivi fissati e se le procedure di asilo e di rimpatrio fossero efficaci e celeri”, ci sono “disparità tra gli obiettivi del sostegno dell’Ue e i risultati raggiunti”.

Il dato emerge in tutta la sua evidenza soprattutto in merito ai ricollocamenti che “non hanno alleviato la pressione sui sistemi di asilo di Grecia e Italia”. I numeri, d’altronde, parlano chiaro: nel periodo 2015-2017 dovevano essere ricollocati 445mila migranti approdati in Grecia e 36mila approdati in Italia. Alla fine i migranti ricollocati sono stati 34.705 (21.999 dalla Grecia e 12.706 dall’Italia). In pratica, il 7,7% del totale. Da qui si capisce come e perché la situazione sia diventata esplosiva. La ragione? Nonostante le raccomandazioni comunitarie, alcuni Stati – come Polonia e Ungheria – hanno semplicemente deciso di non accogliere neanche un migrante, mentre “il Regno Unito e la Danimarca hanno esercitato il proprio diritto di non partecipazione, a norma dei trattati”.

Insomma, potevano sfilarsi. Ma attenzione: è assolutamente errata anche la narrazione – cara ai sovranisti – secondo cui Bruxelles non si cura minimamente dei ricollocamenti. Nulla di più falso dato che per ciascun migrante ricollocato, la Commissione ha erogato 500 euro alla Grecia o all’Italia, a copertura delle spese di viaggio e 6mila euro allo Stato membro destinatario per coprire i costi di accoglienza. Insomma, chi dice che non accoglie per mancanza di fondi racconta una clamorosa falsità.

LE COLPE DI CASA NOSTRA. Questo non deve far pensare, però, che i singoli Stati (e dunque anche l’Italia) non abbiano mancanze. Il dato più clamoroso – e forse meno conosciuto – è quello relativo ai rimpatri. L’Ue, infatti, tramite Frontex potrebbe aiutare i singoli Paesi nelle espulsioni, ma in rarissimi casi si è usufruito di questa possibilità. E così, alla fine, sono stati utilizzati voli charter o voli di linea, nazionali con una marea di capacità inutilizzata. I numeri spiegano meglio: nel 2018 dall’Italia sono partiti solo 66 voli charter per 1.897 rimpatriati e 18 voli di linea per 23 persone. Se si considerano tutti i rimpatri dai Paesi europei, si scopre che su un totale di 55.151 posti dei voli charter, gli accompagnatori sono stati 19.234 (35%), i rimpatriati 12.245 (22%) e i posti invece rimasti vuoti ben 23.672, il 44%.

I dati potrebbero migliorare se, ad esempio, sulle richieste di asilo i tempi fossero più celeri. Peccato che anche qui siamo lontani anni luce (nonostante un miglioramento nel corso degli anni). Basti questo: nel quadro della procedura ordinaria, la normativa italiana fissa un tempo massimo di 33 giorni dalla data della presentazione di una domanda al rilascio di una decisione in primo grado per la richiesta d’asilo. Nel 2018 i giorni in media di trattamento ammontano a 437.