Migranti, la redistribuzione resta un tabù per l’Europa. Nessun passo avanti al vertice di Salisburgo. Da Macron solo parole. Il presidente francese continua a scaricare le responsabilità sull’Italia

Anche il vertice di Salisburgo, con al centro il tema della redistribuzione tra i Paesi membri, si è concluso con un niente di fatto

Fiumi di parole. Sono quelle che l’Europa continua a sversare nel dibattito sui migranti senza prevedere alcun atto concreto. Anche il vertice di Salisburgo, con al centro il tema della redistribuzione tra i Paesi membri, si è concluso con un niente di fatto e il solito Emmanuel Macron a rifilare le sue lezioncine di bon ton che di concretezza hanno ben poco. Così ancora una volta il presidente francese ha lanciato le solite frecciatine all’Italia. “Via da Schengen chi non vuole Frontex forte” – questo l’ultimatum di Macron che ha poi rafforzato il concetto sottolineando   – “quelli che non vogliono più Europa non avranno i fondi strutturali”. Il tutto con un riferimento a quei Paesi che secondo Macron generano “tensioni e problemi” in Europa, tra i quali ha citato quelli che “non vogliono rispettare il diritto umanitario, quello internazionale del mare, e rifiutano le navi che arrivano anche se sono il porto più vicino”. Un riferimento chiaro e tondo alle politiche del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini.

L’Italia s’è desta –  Il premier Giuseppe Conte, che di certo non è andato in Europa col cappello in mano, come troppe volte hanno fatto i suoi predecessori, ha risposto per le rime alle ultime provocazioni del presidente francese: “Le ragioni che mi lasciano perplesso sul rafforzamento di Frontex preannunciato da Juncker le ho esplicitate anche ai colleghi – ha spiegato Conte – può avere un ruolo Frontex nell’ambito di una strategia complessiva, nella stessa nostra proposta con i 10 obiettivi c’è quello di proteggere le frontiere europee, quindi ben venga anche un progetto come Frontex ma potenziare nella misura progettata Frontex sino a 10 mila di uomini con un investimento cospicuo di 11 miliardi e più fa sorgere problemi circa l’utlità di tale investimento. Nel momento in cui schiero davanti alle coste libiche 50 navi di Frontex, 11 mila uomini, se c’è un barchino con gli immigrati e anche in accordo con l’indirizzo della giurisprudenza della corte di giustizia europea non possiamo farli ritornare indietro ma dobbiamo soccorrerli o ci sono 50 navi o ce n’è una sola della Guardia costiera italiana non cambia nulla. Devo prenderli e soccorrerli. Quindi – ha spiegato Conte – interroghiamoci se l’investimento ha una funzione. C’è una finestra orientale, ci son problemi in Serbia, lì la polizia di frontiera può intervenire in modo fruttuoso”. Per il premier “tutti questi investimenti pensati per Frontex potrebbero invece essere destinati al fondo per l’Africa. Insomma non c’è un orientamento sfavorevole verso Frontex ma progettare una tale investimento in questi termini qualche dubbio sull’utilità lo suscita”. “Poi – ha concluso – c’è un problema problema sullo sfondo più squisitamente politico. È chiaro che assicurare il dispiegamento di mezzi e uomini significa prefigurare un’invasione della sovranità quindi bisogna verificare i protocolli operativi quali saranno. Tutti gli stati membri sono gelosi custodi delle proprie prerogative in termini di sovranità e l’Italia non è da meno”.  

Solidarietà flessibile – Al centro del vertice di Salisburgo è stato anche ritirato fuori il tema della “solidarietà flessibile”. Si tratta di quella possibilità per i paesi ‘non volenterosi’ che non intendono partecipare al meccanismo di redistribuzione dei richiedenti asilo, di pagare un contributo finanziario e dimostrare cosi’ la loro solidarieta’. Una proposta lanciata per la prima volta nel 2016 che aveva incontrato una chiusura al grido occidentale “non si può barattare la solidarietà in cambio di denar”. Ma che oggi trova qualche apertura. A patto, però, che che ci sia una redistribuzione dei migranti in gran parte dei Paesi. “Non è questa la solidarietà a cui penso – ha affermato Conte –  Se fosse di tutti i paesi sarebbe inaccettabile. Ma se fosse di alcuni dovremmo pensare a un meccanismo incentivante e disincentivante molto serio”. Contraria anche la cancelliera tedesca Angela Merkel: “Non è possibile che ciascuno possa scegliere ciò che vuole. Serve una onesta ridistribuzione dei migranti nell’Ue. L’argomento va approfondito molto e siamo lontani dalla fine della discussione”. Insomma dall’Europa finora soltanto fumo.