Migranti, un altro schiaffo dai giudici a Meloni: bocciato il decreto Cutro, no alle espulsioni verso la Tunisia

Il tribunale di Firenze infligge un altro schiaffo a Meloni sui migranti bocciando il decreto Cutro e negando l'espulsione di un tunisino.

Migranti, un altro schiaffo dai giudici a Meloni: bocciato il decreto Cutro, no alle espulsioni verso la Tunisia

Un altro tribunale, dopo quello di Catania, smonta i decreti del governo Meloni sui migranti. Stavolta è toccato al tribunale di Firenze sancire che la Tunisia non è un Paese sicuro, non rispettando la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani. 

La sentenza sancisce la decisione di non applicare il decreto Cutro introdotto dall’esecutivo e annulla quindi l’espulsione di un migrante tunisino a cui il Viminale aveva negato lo status di rifugiato, come racconta La Stampa.

La decisione del tribunale di Firenze sul migrante tunisino

La commissione prefettizia aveva negato a un cittadino tunisino la protezione internazionale richiesta dopo l’arrivo in Italia. Il Viminale considera la Tunisia un Paese sicuro e può per questo rifiutare le domande di asilo senza una motivazione specifica, espellendo il migrante con una procedura accelerata e senza attendere la pronuncia della Cassazione.

Il governo Meloni, dopo la strage di Cutro, ha aggiornato la lista dei Paesi sicuri inserendo anche la Tunisia, con cui Meloni da mesi sta provando a cercare accordi nella speranza di limitare le partenze. 

Secondo il tribunale di Firenze, però, la Tunisia non può essere considerato un Paese sicuro: così è stato accolto il ricorso del migrante ed è stata sospesa la sua espulsione. Il tribunale ritiene che sia compito dei giudici sindacare le valutazioni del governo, perché “il sacrificio dei diritti dei richiedenti asilo non esonera il giudice dal generale obiettivo di verifica e motivazione in ordine ai profili di sicurezza del Paese”.

Migranti, perché la Tunisia non può essere considerata un Paese sicuro

Insomma, la lista dei Paesi sicuri non può essere arbitraria o basarsi su convenienze politiche. E in questo caso, va segnalato che la Tunisia vive una “grave crisi democratica, con una significativa concentrazione di tutti i poteri in capo al presidente Saied”. Ciò che, in fondo, tutti dicono e sanno da mesi, esclusa la presidente del Consiglio. 

Pesano sul giudizio le purghe contro i giudici, le elezioni in cui ha votato solo il 9% degli elettori e senza osservatori internazionali, il divieto di ingresso per una delegazione del Parlamento europeo nel Paese. Ma anche le denunce dell’Onu sulle “terribili condizioni” per gli stranieri che chiedono asilo in Tunisia, per le quali anche l’Ue ha frenato sul memorandum voluto da Meloni.