Musei, altro freno ai direttori stranieri. La sentenza del Consiglio di Stato fa arrabbiare il ministro Franceschini: “Così riforme impossibili”

Ci risiamo. Con una nuova sentenza, pubblicata oggi, il Consiglio di Stato ha rimesso in discussione la scelta italiana di affidare anche a direttori stranieri la guida dei musei pubblici. “In Italia”, ha sbottato il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che proprio della rivoluzione dei musei ha fatto il fiore all’occhiello del suo mandato, “è davvero difficile fare le riforme”. La decisione, presa dalla VI sezione del Consiglio di Stato, riguarda un ricorso presentato nei mesi scorsi.

Nella loro argomentazione, i giudici promuovono la procedura scelta dal Mibact per la valutazione a concorso dei direttori dei musei pubblici dotati di autonomia gestionale e amministrativa, ma rimettono la decisione sull’apertura agli stranieri all’adunanza plenaria. “Sono stati presentati decine di ricorsi, ci sono state 16 decisioni del Tar Lazio, 6 del Consiglio di Stato, l’ultima delle quali a favore della possibilità di nominare direttori stranieri – si è infuriato il ministro con un post su Facebook –. Ora invece lo stesso Consiglio di Stato cambia posizione e rimette la decisione che riguarda la nomina di Peter Assman, direttore del Palazzo Ducale di Mantova, all’Adunanza plenaria. Si ricomincia. E ci vorranno mesi per una decisione. Cosa penseranno nel mondo?”.

L’atto spiega che una precedente sentenza del Consiglio di Stato del 24 luglio 2017 “ha ritenuto che l’attività di direttore del museo statale non potrebbe intendersi riservata a cittadini italiani e che sarebbero di per sé legittimi gli atti che hanno consentito la partecipazione di cittadini italiani dell’Unione e la loro nomina tra i vincitori”. Ma ora il collegio della VI sezione “ritiene che si possa dare un’interpretazione diversa”. Proprio così. E per questo richiama il regolamento emanato con il Dpcm 171 del 1994, “mai successivamente abrogato”, che richiede “imprescindibilmente la cittadinanza italiana per il conferimento di incarichi di livello dirigenziale”. I giudici sottolineano come questa norma “sia applicabile nel presente giudizio e non si ponga in contrasto con la normativa Ue”.

Ma Franceschini non ci sta. “I Direttori di Museo scelti con la selezione internazionale, italiani o stranieri che siano, in soli due anni hanno portato a risultati straordinari, dai 12 milioni di visitatori in più al miglioramento dei servizi e dell’attività scientifica – è andato all’attacco il numero uno del Mibact –. Il loro lavoro ha fatto il giro del mondo, suscitando consensi e ammirazione per l’Italia. Cosa penseranno di noi quelle nazioni che da anni hanno direttori italiani a dirigere i loro musei più prestigiosi? E cosa penseranno quei cittadini che hanno visto il lavoro straordinario dei direttori degli Uffizi, di Brera, di Capodimonte, di Palazzo Ducale di Mantova, di Urbino, di Paestum?”. “La decisione odierna del Consiglio del Stato – ha rincarato la dose il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger – è l’ennesima dimostrazione che la burocrazia in Italia mette in ginocchio il Paese, crea una grande incertezza per le competenze venute dall’estero, dopo aver lasciato solide e prestigiose posizioni professionali per candidarsi alla guida dei musei italiani. Tutto questo è gravissimo e nuoce moltissimo all’Italia e agli italiani”.