Napoli Capitale europea dello Sport 2026. Ma troppi impianti sono chiusi

Impianti sportivi chiusi, strutture abbandonate o devastate. In questo scenario è giunta la nomina di Napoli a Capitale europea dello sport 2026.

Napoli Capitale europea dello Sport 2026. Ma troppi impianti sono chiusi

Impianti sportivi chiusi, strutture abbandonate o devastate in diversi quartieri della città di Napoli. Molte fasce sociali e popolari tagliate fuori dalla possibilità di svolgere attività ludiche e ricreative accessibili per i bambini e i giovani. In questo scenario è giunta la nomina di Napoli a Capitale europea dello sport 2026 che ha provocato gioia e giubilo istituzionali, a iniziare dal sindaco Gaetano Manfredi: “una grande vetrina”.

Impianti sportivi chiusi, strutture abbandonate o devastate. In questo scenario è giunta la nomina di Napoli a Capitale europea dello sport 2026

Invece ci sono diverse proteste in città. Infatti è partita una petizione per chiedere l’apertura dello stadio Collana, un gioiellino collocato sulla collina del Vomero e che fino agli anni Cinquanta ospitava le partite del Napoli. “Chiediamo che il Collana sia immediatamente riaperto e restituito ai cittadini. Non c’è più tempo per le famiglie, per i giovani e per gli anziani. Lo stadio Collana, per il Vomero e per tutta la città, ha rappresentato un luogo fisico e sociale, dove generazioni di giovani hanno svolto attività sportive e ludiche trovando sempre uno spazio di socialità e condivisione. La chiusura dell’impianto è un colpo durissimo, è una sconfitta”. Lo scrive in una petizione on line l’associazione “Con il lavoro”, dopo lo slittamento dell’apertura dello stadio verso la primavera del prossimo anno nonostante i proclami della Regione Campania. E non finisce qui.

Per ripristinare e risollevare dai ruderi il “Mario Argento” di Fuorigrotta servono addirittura cento milioni. E tanti quattrini anche per recuperare la cittadella sportiva di via Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio dove al posto dei campi di basket e di calcio, e degli spogliatoi, ci sono macerie. E l’elenco continua con il PalaStadera nell’area orientale e con la piscina Galante a Scampia dove sono a rischio anche i soldi del Pnrr. In questo scenario il messaggio dell’Amministrazione è chiaro: bisogna attrarre i privati. L’esempio è quello dello stadio Maradona con la società sportiva guidata da Aurelio De Laurentiis. Ma conviene cedere questi impianti a soggetti di natura privata? “Serve una clausola sociale all’atto di una convenzione”, propone Gennaro Esposito, presidente della commissione Sport al Consiglio comunale.

Petizione per lo stadio Collana. Nel mirino pure le piscine inutilizzate a Poggioreale e Secondigliano

“Napoli capitale dello sport – continua – rappresenta un tassello di questa fase particolare che attraversa la città a livello internazionale e va sfruttato. Poi capiremo se si riesce a lasciare qualcosa per la città, confido nelle capacità dell’assessore Emanuela Ferrante e del sindaco nonostante la legge ci releghi in un ruolo più marginale”. A denunciare criticità e a farsi portavoce dell’associazionismo sportivo di base è l’Unione italiana sport per tutti (Uisp) Campania: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere fisico dell’ attività sportiva in tutte le sue forme – sottolinea il presidente di Uisp Campania Antonio Marciano – Questo il testo con cui il 20 settembre lo sport è entrato in costituzione. La speranza dei nostri 15mila soci è che questa possa essere la via maestra con cui sarà portato avanti il piano di rinnovamento dell’infrastruttura sportiva della capitale europea dello sport 2026 in cui migliaia sono i praticanti di sport che non ambiscono a medaglie o a vincere gli scudetti”.

Anche Marciano ribadisce che bisogna partire dalle troppe strutture ferme e inaccessibili in città: “tantissimi gli impianti sportivi di base inutilizzati, le palestre scolastiche prive di agibilità. Tra tutti la piscina comunale Bulgarelli a Poggioreale o quella di Corso Secondigliano”.