Guerra in Ucraina, l’ammiraglio Cavo Dragone: “La Nato valuta risposte più aggressive alla Russia”

L’ammiraglio Cavo Dragone spiega al Financial Times che la Nato valuta opzioni più aggressive contro Mosca, inclusi attacchi preventivi

Guerra in Ucraina, l’ammiraglio Cavo Dragone: “La Nato valuta risposte più aggressive alla Russia”

L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, ha usato parole insolite per il linguaggio abituale dell’Alleanza. In un’intervista al Financial Times, ha spiegato che l’organizzazione sta valutando risposte “più aggressive” nei confronti della Russia, soprattutto di fronte al moltiplicarsi di attacchi informatici, episodi di sabotaggio e violazioni dello spazio aereo che negli ultimi mesi hanno aumentato la pressione sulle capitali europee.

Cavo Dragone ha descritto uno scenario in cui la tradizionale postura difensiva potrebbe non bastare più. “Sul fronte informatico siamo piuttosto reattivi, ma stiamo valutando di essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi”, ha affermato, lasciando intendere che la Nato stia riflettendo su opzioni finora considerate ai margini della sua dottrina operativa.

Guerra in Ucraina, l’ammiraglio Cavo Dragone: “La Nato valuta risposta più aggressiva alla Russia”

L’ammiraglio ha spinto il ragionamento oltre, osservando che in alcuni casi un “attacco preventivo” potrebbe essere classificato come “azione difensiva”, pur riconoscendo che si tratterebbe di un cambio di paradigma non semplice da realizzare. “È più lontano dal nostro normale modo di pensare e di comportarci”, ha ammesso, pur ribadendo che “essere più aggressivi rispetto all’aggressività della nostra controparte potrebbe essere un’opzione”.

Il nodo, secondo il capo della struttura militare della Nato, resta però quello del diritto. “Abbiamo molti più limiti della nostra controparte, per motivi etici, legali e giurisdizionali. È un problema”, ha spiegato, sottolineando come la Russia possa muoversi con margini di manovra ben più ampi. Non una resa, ma la constatazione che la posizione dell’Alleanza è “più difficile”.

Da qui l’idea che una deterrenza credibile debba passare anche attraverso un ripensamento degli strumenti disponibili. “La ritorsione, l’attacco preventivo: è qualcosa che dobbiamo analizzare a fondo, perché in futuro potrebbe esserci una pressione ancora maggiore su questo fronte”, ha concluso Cavo Dragone. Un’apertura che non rappresenta una svolta immediata, ma segnala che il dibattito interno alla Nato sta cambiando tono e prospettiva.