Nel Trapanese il covo di Messina Denaro

Il boss Matteo Messina Denaro si nascondeva in un covo individuato dai Ros nel centro storico di Campobello di Mazara.

Nel Trapanese il covo di Messina Denaro

È individuato il covo di Matteo Messina Denaro, il boss arrestato arrestato ieri in una clinica privata di Palermo. L’ultimo padrino di Cosa Nostra si nascondeva a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, in pieno centro storico. Si tratta dello stesso paese di Giovanni Luppino, arrestato insieme al boss per favoreggiamento. Sono stati i Carabinieri del Ros e la Procura di Palermo a individuare il covo. La perquisizione è durata tutta la notte.

Il boss Matteo Messina Denaro si nascondeva in un covo individuato dai Ros nel centro storico di Campobello di Mazara

“Siamo arrivati in tarda serata a Campobello di Mazara – ha spiegato a Sky Tg24 il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto -,  che era sulla diretta influenza di Messina Denaro e lì abbiamo individuato l’abitazione. La Procura della Repubblica di Palermo è intervenuta è ha posto i sigilli. Adesso si attendono i rilievi scientifici affidati ai nostri Ris di Messina”.

“Noi riteniamo – ha aggiunto il generale dell’Arma – che si tratti di un’abitazione utilizzata con continuità nell’ultimo periodo e al suo interno confidiamo di trovare elementi significativi sulla rete di protezione del latitante. Faremo dei repertamenti biologici per scoprire se era abitata da più persone”.

Campobello di Mazara, il paese di 11mila abitanti dove è stato individuato l’ultimo covo di Messina Denaro, è a soli 8 chilometri da Castelvetrano, paese di origine del boss e della sua famiglia.

Alla perquisizione del covo, durata per tutta la notte, ha partecipato anche il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa Nostra.

“Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi” ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani, Fabio Bottino. “Un appartamento – ha aggiunto l’ufficiale dell’Arma -, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone. Arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso ma di apprezzabile livello economico. Perquisizioni e accertamenti sono in corso. Stiamo rilevando la presenza di tracce biologiche, di eventuali nascondigli o intercapedini dove può essere stata nascosta della documentazione. Un lavoro per il quale occorreranno giorni”.

L’abitazione, dove il boss avrebbe vissuto negli ultimi sei mesi, risulta intestata ad Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità al padrino di Cosa Nostra consentendogli anche di affrontare le cure con la complici di un medico.

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