Nemtsov, uno dei sospettati confessa l’omicidio. L’ex tenente ceceno Dadayev: “L’ho ucciso per offese a Islam”. Ma ci credono in pochi

Sale da cinque a sette il numero degli indagati per il misterioso assassinio di Boris Nemtsov, oppositore di Vladimir Putin, freddato a colpi di pistola il 27 febbraio scorso a Mosca, a pochi passi dal Cremlino. A riportarlo è il sito Rosbalt citando una fonte nelle forze dell’ordine. I due nuovi fermi sono stati eseguiti in un’operazione nella zona di Shelkovsk, in Cecenia. A freddare Nemtsov sarebbe stato, secondo alcune fonti di Interfax, Zaur Dadayev, ex vicecomandante del battaglione militare Sever, in servizio al ministero degli Interni ceceno. Dadayev avrebbe ammesso il suo coinvolgimento nella sparatoria motivandolo con le critiche all’Islam e ai musulmani russi e il sostegno a Charlie Hebdo espressi da Nemtosv nei giorni successivi all’attentato di Parigi. Il ruolo di Dadayev, secondo la ricostruzione dei magistrati russi, è verificato dalle sue dichiarazioni e dalle prove “inoppugnabili” a suo carico. I due ceceni fermati oggi sarebbero stati in contatto sia con Dadayev che con Beslan Shavanov (anche lui ex del Sever, fattosi esplodere sabato scorso dopo essere stato accerchiato dalle forze speciali).