Non c’è deficit che tenga. Terapia d’urto per l’economia. Vertice a Palazzo Chigi con i governatori e le parti sociali. Stop ai tetti di spesa regionali per l’emergenza Coronavirus

Obiettivo prioritario del governo è affrontare l’emergenza Coronavirus sul fronte sanitario: contenere il contagio. è quanto è emerso martedì nel corso delle riunioni tra il premier, gli alleati e i capigruppo dei partiti. E ieri nell’incontro di Giuseppe Conte con i ministri, prima, e i governatori e le parti sociali, dopo. Parallelamente procede il discorso sull’altro fronte: quello economico. Ma il primo passo del governo è quello sanitario con una serie di indicazioni (inclusa la chiusura delle scuole) da dare ai cittadini e con il potenziamento del sistema sanitario (aumento del 50% delle unità di terapia intensiva e del 100% di quelle di subintensiva). Sul fronte economico il decreto con la manovrina da 3,6 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil, potrà essere adottato solo dopo il voto del Parlamento sullo scostamento del deficit, previsto all’inizio della prossima settimana.

Il governo deve approvare una relazione nella quale si chiede alle Camere di votare a favore dello sforamento temporaneo degli obiettivi di finanza pubblica in ragione di eventi eccezionali. La relazione, sentita la Commissione Ue, passerà prima all’esame delle commissioni Bilancio e poi, per essere approvata, dovrà essere votata dal Parlamento a maggioranza assoluta dei componenti. Fonti di governo precisano che sulla tabella di marcia per arrivare al voto dell’Aula non c’è “alcuno slittamento”, come invece ha sostenuto l’opposizione, ma tempi tecnici da rispettare. Le risorse stanziate andranno a coprire le spese sanitarie, gli interventi a sostegno del sistema produttivo, il rafforzamento degli ammortizzatori sociali.

Arriverà, successivamente, un altro decreto più sistematico (investimenti, sblocco cantieri, semplificazioni). Dal governo è arrivato, intanto, il via libera per il superamento da parte delle Regioni del tetto delle spese sanitarie. Per quanto riguarda l’atteggiamento delle opposizioni lo spirito di collaborazione che si segnala sul fronte sanitario mostra crepe su quello economico. Lega, FI e FdI hanno fatto sapere che giudicano insufficienti i 3,6 miliardi messi sul tavolo dal governo. E se hanno votato il primo decreto sul Coronavirus, tanto alla Camera quanto ieri al Senato, in maniera unanime, non è affatto scontato un loro voto favorevole a quello economico. Per Matteo Salvini servono 50 miliardi. In realtà, anche in maggioranza renziani e Cinque Stelle auspicano un impegno maggiore.

La viceministra Laura Castelli pensa a strumenti esterni come i fondi della Bei. Il capo politico Vito Crimi si rivolge all’Europa per “un segnale di vera, sincera, solidarietà”. “La criticità dell’attuale situazione – dice – non consente più a nessuno di esitare di fronte a zero virgola: non ci sono vincoli che tengano”. All’Ue si appella Conte: “C’è una situazione straordinaria che necessita di misure straordinarie. Chiederemo tutta la flessibilità di bilancio di cui ci sarà bisogno e l’Europa dovrà venirci dietro. Appronteremo un piano straordinario di opere pubbliche, opere private, grandi, medie e piccole. Dobbiamo immettere nuova finanza nell’economia e realizzare le infrastrutture che servono. E per alcuni investimenti valuteremo la possibilità di applicare il modello del Ponte Morandi. Quello di Genova deve diventare il modello Italia”.

Al tavolo col governo Confindustria ha sostenuto che “è giunto il momento per l’economia italiana ed europea di un ‘whatever it takes’ della politica economica”. E all’Italia dall’Europa – tramite il commissario Paolo Gentiloni – arriva un messaggio di solidarietà e comprensione. La richiesta di far ricorso alle circostanze eccezionali sui saldi di finanza pubblica sarà valutata “con spirito positivo”.