Non c’è rosario che tenga. Se si va al voto addio al Reddito di cittadinanza. Salvini ha sempre criticato la misura voluta dal M5S. Nonostante abbia ridato dignità a 896.173 famiglie

Ormai è certo. Se si votasse (e sottolineo se) e qualora la Lega dovesse vincere (e sottolineo anche qualora, visto che i sondaggi sono sempre chimerici), il Reddito di cittadinanza sarà abolito. Lo ha fatto capire Matteo Salvini nel comizio a Catania, durante il suo tour del sud dove è stato accolto ovunque da contestazioni: a Soverato, a Catania, a Siracusa. A Catania, dopo i tafferugli sedati dalla polizia in assetto antisommossa, l’auto del ministro dell’Interno (ministro ancora per poco) è stata inseguita da una folla inferocita. Scene simili in altre tappe meridionali. La contestazione ha colto di sorpresa il capitano, che ha fatto, come si dice ad Arezzo, la fine dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati. Ma davvero c’è da sorprendersi che il leader della Lega sia stato contestato in quel sud che la Lega ha sempre insultato e disprezzato?

Salvini davvero pensava che i meridionali fossero tutti stupidi e che a proteggerlo dalle contestazioni bastasse l’esibizione del rosario durante il comizio? Un’esibizione offensiva dell’intelligenza prima che della religione. Un’idiozia che fa il paio con il punto più vergognoso toccato dalla Lega, l’ostensione dell’ampolla con la “sacra” acqua del Dio Po: male gliene incolse, a Umberto Bossi, perché anche nelle valli lombarde la gente non è così imbecille come pensano i dirigenti della Lega.

LE INTENZIONI. Ma dicevamo del Reddito. Che l’intenzione sia quella di abolirlo, Salvini l’ha fatto capire chiaramente: “Se ci rendiamo conto che non crea lavoro o crea lavoro nero, questo è un problema” ha detto. “Se non incentiva il lavoro, ma anzi lo disincentiva, allora credo che bisognerà ripensare a ciò che è stato fatto”. Come stupirsi? Da sempre, secondo il verbo leghista, il Reddito è una misura assistenziale (parolaccia), destinata a quegli straccioni che in un’Italia allegra, popolata di imbroglioni, corrotti ed evasori fiscali, non sono riusciti ad arricchirsi. Insomma quegli straccioni che nell’Italia del bengodi sono poveri davvero (peccato mortale). Per questo Reddito e Pensione di cittadinanza (quest’ultima innalza le pensioni sociali e le pensioni minime) sono state svillaneggiate fin dall’inizio dalla Lega, che le ha accettate obtorto collo, vergognandosene così tanto che nella conferenza stampa di presentazione Salvini rifiutò di farsi fotografare con il grafico, esibito da Conte e Di Maio, in cui c’era scritto appunto “Reddito di cittadinanza”.

I NUMERI. Nei pochi mesi di vigenza il Reddito ha già raggiunto 896.173 famiglie (dato Istat di luglio relativo alle domande accettate), ossia oltre due milioni di persone di quei quasi cinque milioni che vivono sotto la soglia della povertà assoluta. I recipienti della misura non si trovano solo nel sud, ma al contrario in numero significativo vivono anche nelle città dell’Italia centrale (33 mila nuclei famigliari nella sola Roma, per esempio) e dell’Italia settentrionale, in quelle sacche di povertà che si nascondono dietro il decantato benessere del nord. Le regioni con maggiori domande sono Campania e Sicilia, ma al terzo posto c’è il Lazio e al quinto la Lombardia.

DUE ITALIE IN CAMPO. Se e quando si andrà alle urne, dunque, gli elettori sappiano che dovranno scegliere tra due Italie diverse: quella solidale, onesta, con la faccia pulita, che vuole andare avanti senza rinunciare a sostenere i più deboli, e quell’Italia affarista, opportunista, egoista, arraffona, mangereccia, piena di odio e disprezzo, che è perfettamente incarnata dalla Lega e dalla sua storia.