Non solo il salario minimo, tante leggi finite in frigo. Con l’emergenza Coronavirus slitta l’esame dei dossier. Anche pensioni, cantieri e Family Act in quarantena

A finire nel congelatore a causa dell’emergenza Coronavirus non è solo il referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari, ma l’intera agenda della maggioranza. L’attività dell’Esecutivo e del Parlamento è infatti al momento completamente assorbita dai provvedimenti per contenere la diffusione del virus e provare ad arginare le conseguenti ricadute economiche, inevitabile che molti dossier stiano rimanendo bloccati. Uno dei provvedimenti più importanti che per ora rimarrà al palo è quello per l’introduzione del salario minimo: in commissione Lavoro al Senato sono incardinati 4 ddl in materia ma l’esame, in realtà, è fermo dal luglio scorso e il confronto che fino ad oggi aveva contrapposto i partiti sul tema, si era spostato ai tavoli di maggioranza, dove dopo una serie di tira e molla, si è tornati al punto di partenza. Cioè alla proposta della ministra Nunzia Catalfo, che prevede una soglia minima di 9 euro lordi.

La titolare del dicastero del Lavoro ha fatto sapere nei giorni scorsi che con l’emergenza coronavirus, “si porteranno in seguito avanti le altre priorità di cui non ci siamo dimenticati, ma le sposteremo leggermente in avanti”. Tra queste, appunto, c’è il salario minimo. Ferme al tavolo anche le questioni legate alle pensioni. In cantiere c’è la discussione del sistema post Quota 100, dopo il 2021, ma anche le pensioni complementari, quelle per i giovani e la rivalutazione degli assegni in essere. Al momento è fissato un incontro per fare il punto della situazione il 13 marzo. Ma i calendari potrebbero cambiare. La commissione Attività produttive della Camera ha messo in stand by anche la pdl sugli orari dei negozi. La relatrice, Rachele Silvestri (Misto), ha infatti rinviato la presentazione del nuovo testo base, su cui è al lavoro la maggioranza.

Al momento non sono stati fissati termini per la presentazione e la proposta tornerà sul tavolo una volta superata l’emergenza sanitaria. Sul tema, comunque, non c’è accordo in maggioranza. Quella delle chiusure domenicali è una storica battaglia del M5s che trova però assai freddi Pd e Iv. Al momento, la base di partenza è quella della chiusura obbligatoria nei giorni di festività nazionale (civili e religiose), ma il confronto è aperto. Gli effetti del Coronavirus anche sulla proposta di legge per l’Assegno unico, ferma in Affari sociali a Montecitorio, messa in “pausa” già l’11 febbraio: il confronto sarebbe dovuto riprendere il 25 dello stesso mese e sarebbe dovuta servire al Governo per effettuare degli approfondimenti e un coordinamento alla luce del Family act su cui è al lavoro l’Esecutivo.

Quest’ultimo, ovviamente, ha subìto uno stop e di conseguenza anche il provvedimento rimane sospeso, per dare priorità ai temi legati al Covid-19. E ancora: del Cantiere Taranto, annunciato dal Governo nei giorni più “caldi” della crisi dell’Ilva se ne parla ormai da mesi, ma non è mai arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri. Nello specifico, si parlava della creazione di un Polo universitario per la sostenibilità ambientale e per la prevenzione delle malattie sul lavoro, di incentivi per gli esuberi di ex Ilva che dovessero accettare un nuovo lavoro lontano da Taranto e agli imprenditori sempre per assumere lavoratori in esubero, risorse per l’assegno di ricollocazione.