Non solo la pista da bob. Sulle Olimpiadi cade anche la tegola hockey

Nuovi ritardi sugli impianti per le Olimpiadi Milano Cortina 2026. A rischio pure gli sport su ghiaccio.

Non solo la pista da bob. Sulle Olimpiadi cade anche la tegola hockey

Mentre Coni, ministro della Sport, Matteo Salvini e tutti i presidenti di regione interessati si accapigliano su dove fare questo o quell’impianto per le Olimpiadi, nel resto del mondo cresce la preoccupazione per il possibile flop di Milano-Cortina. A partire dal Comitato Olimpico Internazionale che da mesi sta lanciando ultimatum (inascoltati dalla politica italiana), non solo per la famosa pista da bob. La scadenza ultima per decidere dove si disputeranno le gare di bob, slittino e skeleton – se a Torino, a Cortina, in Svizzera… – è fissata per fine gennaio, tuttavia il Cio potrebbe intervenire prima, vista l’incapacità italiana a mettersi d’accordo. Non è un mistero che più di un membro del Comitato olimpico avrebbe “consigliato” al presidente, Thomas Bach, di commissariare il Comitato organizzatore di Milano Cortina 2026, soluzione che il numero uno dello sport mondiale non vorrebbe attuare, per evitarci una figuraccia planetaria.

Nuovi ritardi sugli impianti per le Olimpiadi Milano Cortina 2026. A rischio pure gli sport su ghiaccio

Il Cio però nelle ultime settimane ha ribadito (eufemismo) che serve una pista già operativa e ha anche indicato la soluzione: gareggiare a Saint Moritz in Svizzera. Più che comprensibili le preoccupazioni di Losanna, anche perché sul Cio convergono le minacce delle varie federazioni internazionali, come, per esempio, quelle arrivate dall’International Ice Hockey Federation (IIHF, il massimo organismo di governo dell’hockey su ghiaccio mondiale) e dall’International Skating Union (la federazione degli altri sport su ghiaccio). Motivo? I ritardi per la costruzione degli impianti che rischiano di non consentire gli eventi preolimpici (i classici “Olympic test event”).

Senza poi contare quanto dichiarato tre giorni fa dal “capo” della National Hockey League (NHL), Gary Bettman, che ha minacciato di non permettere alle stelle del campionato Usa di partecipare alle Olimpiadi. “Hanno molto lavoro da fare – ha detto Bettman a proposito degli impianti milanesi -. Non credo che abbiano effettivamente iniziato i lavori, e ciò è motivo di preoccupazione”. Bettman ha sottolineato quanto sia importante che gli impianti siano consegnati alle federazioni mesi prima dell’inizio dei giochi: “Normalmente quando costruisci un edificio per le Olimpiadi per un torneo di hockey, lo fai un anno in anticipo e hai tempo per organizzare eventi, costruire il ghiaccio e testarlo – ha aggiunto -. Prevedono che non sarà completato fino al quarto trimestre del 2025, ovvero sei o otto settimane prima delle Olimpiadi, ma dovranno essere puntuali. Penso che siano già in ritardo, ma non è una cosa che possiamo controllare”.

La consegna prevista a fine 2025 potrebbe impedire di ospitare i consueti eventi preolimpici

Parole che dovrebbero far gelare il sangue a tutti, da Giovanni Malagò, al ministro Andrea Abodi, fino al sindaco Beppe Sala, ma che invece sembrano cadere nel nulla. L’Isu invece ha espresso “perplessità” circa la data di consegna dell’impianto per il pattinaggio velocità, noto come “pista lunga”. Saltata la proposta iniziale di Baselga di Pinè per i costi eccessivi sia di costruzione che di gestione dopo i Giochi, ad aprile scorso erano stati individuati due padiglioni, il 23 e il 24, della Fiera Milano Rho dove ubicare le piste, dove però, secondo la federazione mondiale, difficilmente si potrà tenere un test event prima dell’evento olimpico. In particolare, le preoccupazioni sono rivolte agli impianti milanesi: i due anelli della Fiera di Rho Pero (dove dovrebbero tenersi pattinaggio di velocità e hockey femminile, dopo il fallimento del progetto di recupero del Palasharp, ma non il curling) e l’Arena Olimpica del Palaitalia a Santa Giulia da 15.000 posti.

La prima pietra dell’impianto disegnato da David Chipperfield è stata posta solo il 3 agosto scorso. Dalla progettazione i costi sono cresciuti del 50% e sono destinati a salire ancora, visto che per recuperare il ritardo accumulato, si dovrà lavorare su tre turni giornalieri. Di sicuro non sarà costruita la prevista (e già finanziata) tramvia che avrebbe dovuto collegare l’Arena da un lato, alla stazione ferroviaria e della linea metropolitana M3 Rogoredo e, dall’altro, alla fermata Repetti della linea M4. Per ovviare, palazzo Marino prevede di trasportare gli spettatori diretta all’Arena con navette e bus sostitutivi.