Inchieste su Santanchè e Delmastro. Pure Nordio manganella le toghe. Dopo Palazzo Chigi anche Via Arenula va allo scontro. Questo governo è il degno erede di Berlusconi

Nordio manganella le toghe dopo le Inchieste su Santanchè e Delmastro. Dopo Palazzo Chigi anche Via Arenula va allo scontro

Inchieste su Santanchè e Delmastro. Pure Nordio manganella le toghe. Dopo Palazzo Chigi anche Via Arenula va allo scontro. Questo governo è il degno erede di Berlusconi

Eccola l’eredità di Berlusconi: il governo Meloni apre lo scontro con la magistratura, sulla scia del capostipite politico. L’indagine sulla ministra Daniela Santanchè e sul sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sono l’innesco. Si comincia con una nota da non precisate “fonti” di Palazzo Chigi che l’altro ieri hanno descritto parte della magistratura come un fronte dell’opposizione, accusando le toghe di voler interferire nella campagna elettorale per le Europee 2024. Da Palazzo Chigi l’asse si è allungato fino in via Arenula.

Ieri altre “fonti”, questa volta del ministero della Giustizia scrivono che l’imputazione coatta per il sottosegretario Delmastro Delle Vedove, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito, “dimostra, come nei confronti di qualsiasi altro indagato, l’irrazionalità del nostro sistema”. Secondo il ministero della Giustizia, trapela da fonti interne, questo caso “dimostra, come nei confronti di qualsiasi altro indagato, l’irrazionalità del nostro sistema”.

Olio di ricino

Secondo quanto stabilito dalla procura Delmastro, nel parlare con Donzelli dei colloqui in carcere di Cospito, non aveva commesso reato perché non conosceva la natura di quegli atti. Ma per il Gip, il sottosegretario non poteva ignorare la segretezza di quel contenuto: tra l’altro il parlamentare di Fratelli d’Italia è anche un avvocato penalista.

“Nel processo che ne segue – si spiega da via Arenula – l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione. Laddove, al contrario, chiederà una condanna non farà altro che contraddire se stessa. Nel processo accusatorio il Pubblico Ministero, che non è né deve essere soggetto al potere esecutivo ed è assolutamente indipendente, è il monopolista dell’azione penale e quindi razionalmente non può essere smentito da un giudice sulla base di elementi cui l’accusatore stesso non crede. La grandissima parte delle imputazioni coatte si conclude, infatti, con assoluzioni dopo processi lunghi e dolorosi quanto inutili, con grande spreco di risorse umane ed economiche anche per le necessarie attività difensive. Per questo è necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio”.

L’opposizione insorge. “Cosa pensa Giorgia Meloni della ministra Santanchè che ha affermato pubblicamente in aula di non essere indagata quando invece risulta essere indagata? Che cosa pensa di un ministro, Nordio, che ha detto che le informazioni rivelate da Delmastro non erano riservate quando si scopre che erano riservate? Stanno passando il segno”, ha detto ieri la segretaria del Pd Elly Schlein.

Di “attacco vergognoso” parla il M5S: “L’attacco di queste ore del governo alla magistratura sui casi Santanché e Delmastro è una vergogna e un bruttissimo momento per la nostra democrazia. Siamo di fronte a una fase pericolosa e grave per la vita delle nostre istituzioni, anche perché arriva dopo mesi di assalti e aggressioni ad altri soggetti istituzionali. Ogni qualvolta qualcuno, legittimato a farlo, smentisce il governo o fa osservazioni sul suo operato, partono attacchi, annunci di riforme o interventi normativi immediati. Oggi è il turno del pm, del gip e del funzionamento delle indagini preliminari”, scrivono i rappresentanti del M5S nelle commissioni giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato, Roberto Scarpinato e la coordinatrice del comitato giustizia del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti.