Meno contratti a tempo indeterminato e più contratti precari. Le nuove assunzioni delle aziende italiane sono sempre più spesso con contratti a termine, come mostrano i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps. Una tendenza che appare evidente nei primi quattro mesi del 2023. Ma che si affianca, comunque, a un aumento delle trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato.
Nel primo quadrimestre dell’anno le assunzioni sono state 2.651.000, un valore sostanzialmente stabile rispetto allo stesso periodo del 2022 (+0,7%). Si registra, però, una flessione per i contratti in somministrazione (-9%), per l’apprendistato (-2%) e soprattutto per i nuovi contratti a tempo indeterminato (-4%).
Aumentano, invece, le altre tipologie, decisamente più precarie: +3% di contratti a tempo determinato, +8% per il lavoro intermittente e +10% per gli stagionali. Aumentano anche le prestazioni occasionali: sono il 9% in più ad aprile rispetto al 2022.
Le nuove assunzioni: crescono quelle a termine
Le nuove assunzioni a tempo indeterminato, come detto, sono in calo nei primi quattro mesi dell’anno: si passa dalle 531.956 del 2022 alle 512.405 del 2023. Netto il calo soprattutto a marzo (quasi 7mila in meno) e ad aprile (-11mila).
Ad aumentare sono le assunzioni a termine, con una crescita particolarmente elevata a febbraio (quasi 12mila in più) e soprattutto a marzo (quasi 20mila). In totale si passa da 1.121.840 a 1.154.771. Crescono anche gli stagionali: a gennaio sono 5mila in più rispetto allo scorso anno, ad aprile addirittura 18mila.
Le trasformazioni a tempo indeterminato
Di fronte ad aziende che tendono a privilegiare – peraltro sempre più – le nuove assunzioni a tempo determinato, c’è però una buona notizia: l’aumento delle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a indeterminato. Nel primo quadrimestre del 2023 sono state 281mila, con un aumento dell’11% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (quando erano 252mila).
Scendono le conferme dell’apprendistato: -17%. L’altro lato positivo riguarda le cessazioni, che nei primi quattro mesi dell’anno in corso sono in calo del 3% rispetto al 2022. E il calo è maggiore per i contratti a tempo indeterminato, mentre aumentano per i rapporti a termine.
Oltre a esserci più trasformazioni di contratti a tempo indeterminato, si registrano anche meno cessazioni, con un saldo positivo di circa 60mila unità. Altro dato è quello del saldo annualizzato, cioè la differenza tra le posizioni coperte alla fine di aprile 2023 e quelle alla stessa data dell’anno precedente: il saldo è positivo di 492mila posizioni, di cui 390mila a tempo indeterminato.
In calo le agevolazioni per le assunzioni
Meno positivi i dati sull’utilizzo delle agevolazioni. Le attivazioni di rapporti di lavoro incentivati, considerando sia le assunzioni che le variazioni contrattuali, sono in negativo: -12% rispetto allo scorso anno. Un’importante flessione si registra per gli esoneri contributivi per giovani e donne, “in quanto ancora in attesa dell’autorizzazione da parte della Commissione europea”, come sottolinea l’Inps. Cresce (+9%) il ricorso alla Decontribuzione Sud.